Pietro Acquafredda
da Roma
Da tempo non si ricordava una sala altrettanto stracolma (2.700 posti!), in religioso silenzio durante tutta la recita, che scoppia allunisono, come ubbidendo ad una spinta interiore irrefrenabile, in applausi fragorosi alla fine delle arie più celebri - e nel Don Giovanni, sono tante, tutte celebri ed irresistibili! - e, alla fine dellopera, scatta in piedi, ed applaude per dieci lunghi minuti decretando un successo clamoroso al Don Giovanni diretto da Pappano, alla testa di un cast omogeneo come poche altre volte (tutte star di primordine, affiatatissime: Finley, DArcangelo, Remigio, Bacelli, Biccirè, Polenzani, Luperi e Jeffrey), e della sua orchestra sinfonica con coro, che ha obbligato a cesellare ogni piega del ricco ordito strumentale mozartiano. Un successo, non facile da ripetere ma annunciato, per la felice combinazione del capolavoro dei capolavori con un cast di primordine ed una direzione musicale che oggi è difficile ritrovare altrove.
Unaltra ragione caricava la serata ceciliana allAuditorium di unatmosfera davvero unica: la presenza imprevista del neo presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e sua moglie Clio. Il sovrintendente dellAccademia Cagli racconta: «Napolitano è un appassionato musicofilo, ospite abituale dei nostri concerti; a fine marzo è venuto a sentire Maurizio Pollini; alla fine del concerto ci siamo salutati, dandoci appuntamento per il Don Giovanni».
Dunque, ancor prima di insediarsi, il Presidente ha voluto compiere un pellegrinaggio laico al santuario della bellezza, per onorare la dea della musica, nella persona del suo profeta Mozart - è un bel cominciare! - ha seguito lopera attentamente, e il libretto di Da Ponte parola per parola (pur esso un capolavoro drammaturgico e poetico!); poi, alla fine, si è recato sotto il palco, ha applaudito in piedi gli interpreti ed ha stretto la mano al direttore, congratulandosi con lui, principale artefice dello strepitoso successo della serata.
Pappano legge lopera mozartiana in prospettiva romantica; sul palcoscenico si muovono persone, tutte animate da passioni, grandi e piccole, in tumulto perpetuo. Musica tenebrosa, terribile e selvaggia, ma anche dolce, amorevole, sensuale, sublime in ogni caso, per scolpire la ricchezza inesauribile della vita, di cui Don Giovanni è incarnazione perfetta. Il quartetto delle voci principali ha realizzato lidea del direttore con una partecipazione vocale e scenica da manuale. Sì, anche scenica, perché a Roma sè adottata una soluzione ibrida.
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