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Paradosso rifiuti. Il lungo (e inutile) viaggio della monnezza

I tir percorrono 68 milioni di km ogni anno. Costa più spedirla altrove che smaltire la spazzatura vicino a casa

Paradosso rifiuti. Il lungo (e inutile) viaggio della monnezza

Sessantotto milioni di chilometri equivalgono a 48mila tragitti Milano-Palermo in automobile, 10.500 voli Milano-New York, 3.522 tratte Italia-Isole Chatham, il luogo più lontano dall'Italia.

Qui però non si parla del vostro prossimo viaggio, ma del percorso che annualmente la spazzatura compie in Italia affinché venga smaltita in modo corretto.

In uno studio di Utilitalia, (la Federazione delle imprese idriche, ambientali ed energetiche), si rileva che quotidianamente circolano su strade e autostrade centinaia di tir in cui vengono stipati mediamente 25 tonnellate di rifiuti che, a fine anno, percorrono, appunto, l'indescrivibile cifra di 68 milioni di chilometri.

Facile intuire che se ogni regione provvedesse alla gestione circolare della spazzatura tutto ciò non accadrebbe. E il clima ne sarebbe riconoscente visto che si eviterebbe l'emissione nell'aria di oltre 40mila tonnellate di CO2 provocate dai gas di scarico dei tir dedicati ai rifiuti. Quotidianamente, infatti, secondo una stima di Rif ricerche, circolano ben 244 tir e 187 partono sempre da due regioni: Lazio e Campania (seguono Liguria, Puglia, Toscana). Così in un anno i tir diventano circa 90mila.

Questo turismo degli scarti si potrebbe evitare se solo la demagogia non ostacolasse la costruzione di impianti dedicati a smaltire direttamente nelle regioni in cui la spazzatura viene prodotta, ma la diffusa ipocrisia consente di chiudere gli occhi e allontanare la monnezza da altre parti, in altre regioni, oppure all'estero. Ovunque, purché non si smaltisca «in casa» per non inquinare.

I rifiuti, dunque, circolano abbondantemente, più delle merci e delle persone. Umido, vetro, plastica, imballaggi e indifferenziata,

Sono ben 3,1 milioni le tonnellate di rifiuti trattate in regioni diverse da quelle di produzione. E dispiace constatare che i viaggi sono sempre in direzione Sud-Nord. Nel senso che la spazzatura si carica nel Mezzogiorno e al Centro Italia e finisce sempre al Nord dove si smaltisce oltre che la propria monnezza anche quella di molte regioni inadempienti in fatto di impianti di smaltimento. La Lombardia, per esempio, regione autosufficiente per la gestione dei rifiuti (98% del totale), si è accollata solo nel 2022 rifiuti indifferenziati per 39mila tonnellate proveniente per gran parte da Trentino, Lazio, Liguria.

L'ORGANICO

Ma sono i carichi dell'umido, cioè gli scarti alimentari, a fare più strada lungo tutto lo Stivale. Cioè che si raccoglie al Centro e al Sud Italia (e non quanto si dovrebbe) finisce prevalentemente nei camion diretti al Nord. Secondo l'ultimo rapporto Ispra del 2022, i maggiori quantitativi di rifiuti organici si spostano dalla Campania (490mila tonnellate, 24,7%) e dal Lazio (285mila tonnellate, 14,3%), entrambe carenti di infrastrutture adeguate ai quantitativi prodotti sul proprio territorio.

Tutto il materiale finisce quasi sempre in Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia. Anche la Toscana esporta il 10% dell'organico nel Nord Est seguita dalla Puglia con il suo bottino di 150 tonnellate. La Sicilia spedisce fuori regione 91mila tonnellate, l'Abruzzo 45 mila. La piccola Basilicata che non dispone di alcun impianto di trattamento biologico, esporta 44 mila tonnellate che finiscono in quattro regioni: Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto.

Una movimentazione di spazzatura causata dalla scarsa dotazione impiantistica, ricorda l'Ispra nel suo dossier, rilevata in alcune aree del Centro-Sud del Paese. Il divario è inclemente: al Nord sono localizzati più della metà degli impianti di compostaggio (174 su 293); 29 dei 42 di trattamento integrato, 18 dei 21 di digestione anaerobica.

COSA VA ALL'ESTERO

Nel 2021, anche 402mila tonnellate dei rifiuti sono finiti anche all'estero. In testa alla classifica di chi spedisce c'è la solita la Campania (quasi 251 mila tonnellate), seguita dal solito Lazio (71 mila tonnellate), ma anche dal Friuli-Venezia Giulia (oltre 34 mila tonnellate), dall'Emilia Romagna (circa 22 mila tonnellate), dal Veneto (14 mila tonnellate) e dalla Calabria (7 mila tonnellate). Ultima della lista con solo 2 mila tonnellate è la Lombardia.

Ma quali sono le destinazioni preferite? La Campania si appoggia a Spagna, Portogallo, Germania, Austria e Paesi Bassi. Il Lazio opta per Portogallo e Cipro, mentre carta e cartone vengono spedite in Austria e altre 11 mila tonnellate finiscono nelle discariche dell'Ungheria. La Sicilia ha deciso che quest'anno i rifiuti andranno dritti in Danimarca per essere smaltiti. Operazione che ovviamente costerà molti soldi. Se oggi smaltire una tonnellata rifiuti nei propri impianti costa 250 euro per tonnellata, andare in Danimarca, a Roskilde costerà ben 130 euro in più.

I COSTI DEI VIAGGI

L'argomento è antipopolare. Le regioni faticano a tirare fuori le somme che ogni mese spendono per riallocare la loro monnezza e ogni comune stipula direttamente le tariffe con le aziende di smaltimento, nazionali ed estere. Ma sono sempre giri da milioni di euro. In Lazio, per esempio, ogni mese si spendono circa 3 milioni di euro per smaltimento e spedizione, per un totale di quasi 36 milioni l'anno.

Tanto costa ai cittadini laziali non avere impianti attrezzati per l'indifferenziato, da affiancare ad una raccolta differenziata ancora scarsamente efficace. Lo ammette anche il sindaco di Roma, che dopo anni di battaglie politiche e ideologiche, annuncia l'apertura della prima linea del termovalorizzatore nel 2025. «Ogni giorno partono da Roma 20 tir carichi di nostri rifiuti biologici ammette Roberto Gualtieri -. Dobbiamo pagare un'enorme cifra perché i veneti li prendano. E loro, dopo averli ricevuti, li trasformano in carburante e lo vendono, guadagnandoci due volte. Per di più c'è il fattore inquinamento di 20 tir che ogni giorno vanno da Roma in Veneto e ritorno». Quanto inquinano i camion lo sanno anche a Firenze dove ogni giorno sono più o meno 400 le tonnellate di scarti dell'indifferenziato, che partono per gli impianti prevalentemente al Nord: una fila di circa 16 Tir tutti i giorni lasciano le stazioni fiorentine dell'azienda di smaltimento, con un carico di 25 tonnellate. Il costo? Per ciascun camion l'azienda dei servizi ambientali spende 20mila euro per il trasporto e 40mila per lo smaltimento vero e proprio.

La Campania mira al risparmio visto che la monnezza che esporta è tantissima. Verso il Nord ma anche verso l'estero tanto che per l'anno in corso ha già stanziato 80 milioni (e non si sa se basteranno). La Sicilia, invece, ha scelto la Danimarca per lo smaltimento di 60mila tonnellate di rifiuti. E se mediamente smaltire una tonnellata costa 250 euro, andare nei paesi Scandinavi costerà ben 130 euro a tonnellata.

LE DISCARICHE

Quello che non si esporta, finisce in discarica, che è il sistema di trattamento dei rifiuti con il maggiore impatto ambientale, soprattutto per le emissioni di gas serra. Nel 2021 ben 480mila tonnellate dei rifiuti urbani, cioè il 19% del totale nazionale, sono finiti nelle fosse senza essere stati sottoposti ad alcun trattamento, 113mila tonnellate in più dell'anno precedente. Un dato in peggioramento e in controtendenza con le regole fissate dalla Ue: lo smaltimento in discarica entro il 2025 non dovrà superare nei paesi membri il 10%. E in fatto di distribuzione, l'Italia resta divisa in due: Al Centro Italia finisce nelle discariche il 41% dei rifiuti, al Sud il 36,7%. Alla Sicilia il record negativo: i rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano ancora il 51,5% di quelli prodotti.

Questi numeri, ricorda Ispra, rispecchiano una strategia che viene applicata e premia il Nord mentre viene snobbata e danneggia il resto delle regioni.

I NUOVI IMPIANTI

Per raggiungere gli obiettivi fissati dal pacchetto europeo sull'economia circolare al 2035 servono almeno 30 impianti per il trattamento dei rifiuti organici e per il recupero energetico delle frazioni non riciclabili per un fabbisogno impiantistico di 5,9 milioni di tonnellate.

E senza una decisa accelerazione sarà impossibile raggiungere i target Ue che prevedono sul totale dei rifiuti raccolti, il raggiungimento del 65% di riciclaggio effettivo e un utilizzo della discarica per una quota inferiore al 10%.

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