Il parassita si mangia anche i soldi della Regione

Il parassita si mangia anche i soldi della Regione

(...) è stato quando la Regione ha deciso di pagare un consulente che studiasse il parassita. Era il 29 dicembre del 2006 e l’insetto ghiotto di caldarroste, appena arrivato dalla Cina e dal Giappone, se ne stava tranquillo a passare le feste di Natale nella sua nuova dimora nelle valli cuneesi, mentre la Regione Liguria stabilire di dare quasi 50mila euro a un professore dell’Università di Torino per trasformare i Giovi nel nuovo Piave dei castagneti liguri. All’urlo di «no pasarà» è scattata così la resistenza del compagno Burlando.
Lì per lì la cosa era sembrata buffa. I due censori del Pdl, Matteo Rosso e Gianni Plinio, avevano trasformato la delibera in una sorta di bandiera degli sprechi della Regione. L’idea di dare tanti soldi pubblici a un consulente, per di più «foresto», perché combattesse un nemico inesistente, era troppo clamorosa per non finire alla pagina 22 del libro rosso degli «Sprechi della sinistra», pubblicato proprio alla vigilia della scorsa campagna elettorale e dedicato «ai contribuenti liguri».
Oggi, tre anni e mezzo dopo quei 50mila euro spesi, il sapore della beffa si fa ancora più intenso. Perché appunto, il cinipide non c’era. E dopo lo studio del consulente è arrivato. L’allarme è stato lanciato un paio di settimane fa da un contadino della Val Graveglia, nel levante genovese. Ora anche a Brasile, sopra Bolzaneto, il parassita è stato avvistato mentre banchettava sui rami di un castagno. Guido Garri, presidente della «Società operaie cattoliche liguri», aveva fatto da sentinella, il Giornale ha subito rilanciato l’allarme sull’edizione di domenica. Persino Il Secolo XIX due giorni dopo ha fatto lo scoop. Insomma, ora la cosa è ufficiale. Così come dovrebbe essere ufficiale il fallimento della resistenza sui monti. Il cinipide non ha firmato alcun trattato di resa, anzi.
Tra l’altro, anche questa volta, il comitato di liberazione dall’invasore giapponese poteva contare sul contributo dell’Alleato straniero. Fin dalla delibera natalizia del 2006 infatti la Regione era consapevole del fatto che «in Giappone l’iniziale emergenza è rientrata grazie all’introduzione del parassitoide specifico Torymus sinensis Kamijo dalla Cina, il quale si è adattato e diffuso sul territorio: in dieci anni è stata abbattuta la popolazione dell’insetto esotico e ora, a distanza di quasi vent’anni, le percentuali dei germogli attaccati sono modeste». E allora perché il cinipide qui da noi è entrato da trionfatore?
Al di là dei legittimi sospetti sul possibile doppiogiochismo della mosca alleata «felce e martello», pronta a stringere un patto segreto con il kamikaze del Sol Levante per spartirsi i boschi liguri, la domanda andrebbe girata in Regione. E non è escluso che lo faccia la più presto proprio Rosso - il consigliere non l’insetto maoista -. «A questo punto c'è da chiedersi quali siano i frutti del lavoro dell'Università di Torino visto che il nuovo assessore parla di "problema spinoso" - incalza già il neo capogruppo del Pdl -. La delibera giustificava l'affidamento di questo incarico con la necessità di monitorare la presenza in Liguria e il livello di infestazione del cinipide. Ma ancora, si doveva studiare la presenza dei parassoitoidi sul territorio regionale con attività previste sia di laboratorio che sul campo. Allora mi domando come mai non sia stato dato l'allarme dalla Regione e solo dopo molteplici avvistamenti e segnalazioni provenienti da tutto il territorio, l'assessore regionale oggi annuncia di correre ai ripari?».

Rosso teme anche di conoscere già la risposta: «Probabilmente la Regione stanzierà altri 50mila euro per studiare e monitorare la mosca “cinese” che ci dicono sia l'unico modo per debellare il cinipide. Insomma è proprio vero che oramai siamo in una società multietnica».

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