Parchi, bar e metrò: dove si nascondono i romanzi «perduti»

C'è una nuova libreria a Milano. Senza scaffali, senza commessi, senza negozio. È appena agli esordi. Ha pochi libri (per adesso solo un paio accertati) ma buoni motivi per espandersi. O meglio, per essere sparsa qua e là. «Inés dell’anima mia» di Isabel Allende è uno dei primi libri persi e ritrovati nella nostra città. Aspettava un nuovo lettore in Piazza San Babila. «Il giorno in più» di Fabio Volo, invece, era vicino alla fermata metropolitana di S. Ambrogio. Sulle prime pagine di entrambi, un appunto scritto a penna: «Questo libro è libero, leggilo e passalo». Firmato, «El club de los libros perdidos». Il gruppo Facebook è nato più di un anno fa dall’idea di Albatros Gonzales, regista colombiano che scrive per la tv nazionale, Fox latinoamerica ed il cinema. Da Bogotà a Milano, passando per tutto il Sud America, sbarcando in Europa attraverso la Spagna e poi in Italia. Albatros ha da sempre un difetto: perde continuamente i libri che legge.
Così un giorno inventa un gioco e il 12 febbraio 2008 crea su Facebook «Il club dei libri perduti». Le istruzioni dicono: scegli un libro della tua biblioteca, esci e abbandonalo ovunque tu voglia (sul tavolo del ristorante, al bar, sulla poltrona del treno o del cinema, sul bus, sulla panchina del parco).
Nota: chi vuole, può lasciare scritto qualsiasi messaggio all'interno del libro ma importante è indicare il gruppo. E chi lo troverà, dopo averlo letto, dovrà a sua volta perderlo. In realtà, è molto più di un gioco. È una vera filosofia (propria anche dello scrittore brasiliano Paulo Coelho). Per Albatros «le parole sono libere, dunque il percorso di un libro letto deve proseguire. I libri devono viaggiare. E le persone possono imparare a liberarli dalla polvere della biblioteca. Non è facile abbandonare un libro che si ama. È naturale dubitare di chi lo troverà: lo aprirà mai? Ma il potenziale di questo gioco è avvicinare nuovi lettori, persone che magari non avrebbero mai speso un soldo per quella carta e che ora invece si scoprono amanti della lettura».
All'inizio, Albatros propone ai membri del gruppo di entrare in azione il 23 aprile «El día del idioma español», giorno in cui tutti i paesi di lingua spagnola celebrano Miguel de Cervantes, padre di Don Chisciotte e simbolo della letteratura spagnola, che morì a Madrid il 23 aprile 1616. Così quel giorno, Albatros perde (stavolta consapevolmente) uno dei suoi libri preferiti, «A sangue freddo» di Truman Capote. Lo lascia nella banca di un centro commerciale di Bogotà.
Da quella volta, ha «perso» circa un libro al mese. In poco tempo il club diventa mondiale e adesso vanta quasi 9mila membri.

Il gruppo virtuale è «semi-reale», perché nasce nel web e si sviluppa nel mondo: invita le persone ad uscire dallo studio di casa con in mano un oggetto così arcaico rispetto al computer, nella sola speranza che qualcun altro possa godere di quell'atto d'amore.
Come sempre la tecnica è come noi la usiamo. E questo è un esempio di come la tecnologia sia in verità neutra e possa rivelarsi persino romantica, se sfruttata con sano ingegno.

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