Roma - Può essere incostituzionale la norma che sospende i processi puniti con la reclusione fino a 10 anni. A sostenerlo è il Csm nella bozza del parere che sta mettendo a punto la sesta commissione di Palazzo dei Marescialli. Il testo, che sarà discusso lunedì dalla Commissione, sottolinea la "potenziale incompatibilità" della norma con l’articolo 111 della Costituzione, e cioè con la ragionevole durata del processo, e con l’articolo 3, e cioè con il principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.
Altri rischi Ma non è questo il solo problema di ordine costituzionale: una materia così importante - avvertono i relatori Fabio Roia e Livio Pepino - non può essere affrontata con lo strumento del decreto legge e oltretutto è completamente estranea al tema del provvedimento, che è tutto dedicato alla sicurezza. Le critiche di Palazzo dei Marescialli non si fermano qui: il riferimento temporale scelto per la sospensione dei processi (relativi ai reati commessi fino a giugno del 2002) "non ha alcun appiglio logico". Avrebbe avuto invece un senso - suggeriscono i consiglieri - sospendere i processi coperti dall’indulto e perciò destinati a essere inutilmente celebrati. Ma non è ancora tutto: l’Europa, che ha già messo sotto accusa la giustizia italiana per la sua lentezza, non capirebbe - sottolinea ancora Palazzo dei Marescialli - le ragioni di questa scelta, destinata ad allungare ancora i tempi dei processi.
Mancino: "La politica non cerchi espedienti" "Fino a quando l’azione penale è obbligatoria alle toghe non si può chiedere di non fare i processi; ai politici si può, invece, chiedere di saper scegliere natura, limiti, tempi ed efficacia delle leggi, non espedienti per eluderle". Lo ha detto il vice presidente del Csm, Nicola Mancino. "Il Paese non riesce a vivere senza polemiche? Vorrei non crederlo. Sono, semmai, - ha aggiunto Mancino - le polemiche occasionali comode per nascondere i problemi e per dividere il Paese. Chi le innesca deve tener conto che un ritorno di tutti alle responsabilità non può che far bene all’Italia".
Roia: "Berlusconi faccia i nomi" "Il presidente del Consiglio presenti denunce circostanziate e nominative su fatti specifici, che non riguardino, come accaduto in passato, il semplice esercizio giurisdizionale". Altrimenti dimostrerebbe una "scarsa attenzione per gli equilibri costituzionali". La richiesta viene dal consigliere del Csm Fabio Roia, togato da Unicos, dopo le affermazioni fatte ieri da Silvio Berlusconi sui pm sovversivi.
E nel chiedere al presidente del Consiglio di formulare denunce precise, Roia ricorda che "questo Csm ha punito alcuni magistrati, responsabili di violazione di regole deontologiche o di natura processuale realmente accertate".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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