Parigi, Bangkok e Montreal: l’eco-tassa fa il giro del mondo

Provvedimento sotto esame in dieci città britanniche Negli Usa aiuti ai sindaci in lotta con l’inquinamento

Guerra «globale» all’inquinamento, dall’Europa agli Stati Uniti, da Singapore al Canada. Non c’è Paese che non sia in campo, o con progetti da mettere in pratica oppure con provvedimenti già adottati, per contrastare traffico e smog. E l’elenco è davvero lungo e importante. New York, Parigi, Stoccolma, Vienna, Berlino, fino alle lontane Singapore e Bagkok. Ogni nazione, Stato o repubblica, ognuno a suo modo, qualcosa fa, o prepara. E Milano?
Il sindaco Letizia Moratti non ha mai fatto mistero del fatto che la cosiddetta «congestion charge» di Londra, introdotta nel 2003, sia il suo modello di riferimento. Con una differenza, però: nella capitale di Sua Maestà, al di là dei residenti dell’area a traffico limitato, che beneficiano di uno sconto del 90% sulla tariffa applicata, chi vuole accedervi paga un pedaggio giornaliero di 8 sterline. Non vi è insomma alcuna distinzione tra macchine più o meno inquinanti. Almeno per ora. Anche se, è stato lo stesso primo cittadino Ken Livingstone ad annunciarlo, a febbraio 2008 le cose cambieranno: le vetture che producono meno di 120 grammi al chilometro di anidride carbonica saranno esentate dal ticket; quelle che oscillano tra i 121 e i 224 grammi al chilometro continueranno a pagare 8 sterline, mentre tutte le altre ne sborseranno addirittura 25. E, fatto da non sottovalutare, i residenti dell’area non beneficeranno più di alcuna riduzione. Una bella batosta, insomma, che, dicono gli esperti, potrebbe ripercuotersi sull’intero mercato automobilistico d’Oltremanica. Tanto più che sarebbero una decina in tutto le città inglesi pronte a fare altrettanto. A cominciare da Cardiff, Birmingham, Manchester e Cambridge.
Negli Stati Uniti, invece, potrebbero essere New York e Miami le prime città a pedaggio. Merito dei consistenti contributi federali che entrambe le metropoli si assicurerebbero nel caso mettessero a segno un programma anti-traffico e anti-smog: 354 milioni di dollari la prima per un progetto pilota di almeno 18 mesi, e 62,9 milioni di dollari la seconda, per il potenziamento, stavolta, delle infrastrutture esistenti. L’esempio arriva, ancora una volta, da Londra: stando all’Agenzia dei trasporti locale, in quattro anni, il traffico nel centro cittadino è diminuito del 21% per un totale di 70mila veicoli in meno al giorno circa. Il taglio sul fronte delle emissioni nocive, invece, è stato del 16%. Per il sindaco di New York Michael Bloomberg è la dimostrazione che il pedaggio funziona. La sua formula, però, prevede per ora due tariffe di massima: 8 dollari per le macchine e 21 per i camion. Anche se, ha precisato, ci possono essere delle variazioni. A Miami, invece, il ticket non dovrebbe superare i 6 dollari. Con una particolarità: le vetture con 3 o più occupanti non pagheranno. Obiettivo: incoraggiare il cosiddetto «car pooling», ossia la condivisione delle vetture. Per entrambe le città il via libera definitivo non dovrebbe avvenire prima del 2009.
Tempistiche simili anche per la «pollution charge» del primo cittadino di Montreal Gerald Tremblay che, tanto per iniziare, punta a far pagare un pedaggio sui ponti d’ingresso alla città. Anche perché, dice, il costo del traffico è diventato insostenibile. A testimoniarlo i dati elaborati dall’agenzia Transport Canada: ammonterebbero a 3 miliardi di dollari le perdite annuali subite dalle 9 principali città del Paese a causa delle strade imbottigliate, di cui un terzo o quasi (900 milioni) graverebbero esclusivamente su Montreal. A fare peggio è solo Toronto con un buco di 1,3 miliardi di dollari. Per fare un paragone, basti pensare che all’epoca dell’introduzione della «congestion charge» londinese, le perdite per la città erano stimate in 2 miliardi di sterline l’anno.
E forse sono proprio le ripercussioni negative sul business locale ad aver spinto anche il governatore di Bangkok Apirak Kosayodhin a ipotizzare un pedaggio anti-traffico. A ragione: nella capitale della Thailandia circolano quotidianamente 5,5 milioni di auto circa. Peccato, però, che il progetto del primo cittadino si scontri con l’inadeguatezza dei mezzi pubblici disponibili: «Abbiamo una rete di appena 50 chilometri tra linee della metropolitana e treni sopraelevati», ha dichiarato. «E, come se non bastasse, i bus sono gestiti a livello centrale. Sarà, insomma, una battaglia dura».
Ed è proprio questo il punto: perché un provvedimento simile funzioni è necessario che sia supportato da un potenziamento adeguato dei trasporti locali. Sempre a Londra, per esempio, il numero dei bus in circolazione è passato da 6mila a 8mila e, fatto da sottolineare, è stata incoraggiata pure l’iniziativa privata per la messa a punto di taxi multipli o altro ancora.

Lo stesso approccio c’è stato nella stragrande maggioranza delle altre città a pedaggio, tra cui Singapore, prima al mondo a dichiarare guerra al traffico, già negli anni ’70; o, in Europa, a Stoccolma, che sul tema ha promosso pure un referendum, Bruxelles, Vienna e Berlino, solo per citarne alcune. E pure Parigi, tra le prossime ad adottare il ticket anti-smog, dovrebbe fare altrettanto.

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