Alberto Toscano
da Parigi
«Sarkozy assassin! Sarkozy assassin!», urla dal suo megafono un imponente immigrato di origine africana di fronte a uno dei due palazzi che le forze dell'ordine hanno evacuato «manu militari» nella prima mattinata di ieri. Destinatario dellinsulto, ripreso e messo in onda da alcune (non da altre) reti televisive francesi, è il ministro dell'Interno Nicolas Sarkozy, a cui i militanti destrema sinistra e i membri delle associazioni di solidarietà ai «sans papiers» (immigrati in posizione irregolare) rimproverano la scelta di far sgomberare gli immobili ad alto rischio.
Dal punto di vista del ministero degli Interni non ci sono dubbi: dopo due incendi in quattro giorni negli stabili fatiscenti, occupati dagli immigrati d'origine africana, occorrono fatti e non parole. L'imperativo categorico è la fine dell'occupazione dei palazzi meno sicuri, dove un gran numero di immigrati - venuti soprattutto dalla Costa d'Avorio, dal Mali e dal Senegal - vivono in condizioni assurde: niente acqua, fili elettrici scoperti, topi e scarafaggi ovunque. Dopo il primo dei due recentissimi incendi - che è avvenuto il 26 agosto e che ha provocato la morte di 17 persone, di cui 14 bambini - Sarkozy ha chiesto un censimento dei palazzi parigini insalubri: sono ben 423.
La settimana scorsa - dopo il secondo incendio, costato la vita il 30 agosto a 7 persone, di cui 4 bambini - Sarkozy ha detto che non avrebbe più tollerato le situazioni ad altissimo grado di pericolosità. Adesso il cinquantenne «ministro di ferro» fa sgomberare gli stabili fatiscenti indipendentemente dal fatto che gli immigrati-occupanti siano regolari o clandestini. Comunque sono presenti illegalmente nel palazzo per cui se ne devono andare. Tanto più a causa dei rischi d'incendio.
Il comportamento del rampante ministro di centrodestra, uomo simbolo di una sorta di «thatcherismo in salsa francese», ha scatenato le polemiche da parte del comune di Parigi, guidato dal sindaco Bertrand Delanoë e dalla sua giunta che include anche comunisti e Verdi. Secondo l'amministrazione comunale della capitale, i palazzi fatiscenti possono essere sgomberati (anche quando sono occupati illegalmente) solo se gli immigrati in essi presenti si vedono offrire una soluzione alternativa in grado di soddisfarli.
E qui scoppia unaltra polemica, visto che le associazioni di aiuto agli immigrati - spesso vicine al Partito comunista, ai trotzkisti e ai «no global» - spingono gli occupanti a rifiutare le soluzioni a portata di mano, basate sull'attribuzione di case popolari nei luoghi in cui queste si trovano, ossia nella cintura urbana di Parigi. «Noi siamo a Parigi e vogliamo un appartamento a Parigi: se non lo trovano, che lo requisiscano!», dice un immigrato che ha ormai la nazionalità francese. Siccome Parigi è una città «piccola» (2,1 milioni d'abitanti), trovare di colpo migliaia di appartamenti da affittare a prezzo politico è praticamente impossibile.
Così si rischiava dandare avanti allinfinito, col municipio che blocca le evacuazioni e il governo che le considera indispensabili. Ma Nicolas Sarkozy non è il tipo da farsi intimidire e ieri ha lanciato un preciso messaggio di fermezza: la situazione dei palazzi occupati in condizioni igieniche insopportabili deve finire in tempi brevi. Punto e basta. Le due evacuazioni - svoltesi allestremo nord e a quello sud della capitale, ossia nel XIX e nel XIV arrondissement - sono avvenute in un clima di tensione estrema, tanto più che ieri era in Francia il primo giorno di scuola. I poliziotti abbattevano le porte, i bambini piangevano, le donne urlavano e gli uomini inveivano. Una sorta di «piccola Gaza».
Tutte le famiglie che si trovavano nei palazzi sgomberati di forza verranno alloggiate in alberghi della cintura («banlieue») parigina a spese dello Stato.
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