(...) da testimoni alla nuova strana coppia il governatore Roberto Formigoni, il ministro Giovanna Melandri, il sottosegretario Bobo Craxi, il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. Gente che più diversa non si può. E che ormai anche sotto la doccia si ripete «Io Expo», il logo tormentone della manifestazione mondiale del 2015.
Ieri a Parigi l'ultima grande presentazione ufficiale davanti ai membri del Bie, il Bureau international des expositions che il prossimo 31 marzo sceglierà tra Milano e la turca Smirne. Centoquaranta Paesi da convincere. «Settanta voti più uno - fa di conto Prodi -. Io di maggioranze sono ormai esperto». Sorride. Sì, soprattutto di quelle che stanno su per un voto. «Solo che qui - se la cava con una buona battuta - il voto in più vale per tutta la durata dell'Expo». È più di un secolo, ricorda, che all'Italia non viene assegnata. «E noi abbiamo scelto temi importanti come la fame nel mondo, la sicurezza alimentare, l'acqua». Non sarà «una vetrina per Milano», gli fa eco la Moratti rivolgendosi a delegati stretti negli abiti più diversi, ma «l'Expo di ciascuno dei vostri Paesi, per venire incontro ai vostri bisogni, alle vostre aspettative, ai vostri sogni». Formigoni intorno all'homo ad circulum di Leonardo ricama «un umanesimo nuovo e insieme antico che aiuti la società civile globale ad affrontare le grandi sfide del futuro». Biodiversità e diritti dei popoli a decidere cosa e come mangiare, lotta alle manipolazioni genetiche come spiega con parole toccanti e rigore scientifico il presidente di Slow food Carlo Petrini. Ma Milano è anche la Scala raccontata a una platea ammutolita dal soprintendente Stéphan Lissner o l'architettura che diventa arte spiegata da Vittorio Sgarbi ai piedi delle torri di Anselm Kiefer nell'Hangar Bicocca. E la Triennale, di cui il presidente Davide Rampello evoca Giorgio De Chirico e il design. Assist per Montezemolo che ritrova lo spirito della città «nell'invenzione artistica che diventa ricerca, tecnologia, industria».
Un caleidoscopio da far rimaner stordito anche il presidente della Repubblica turca Abdullah Gul arrivato per l'occasione con tanto di corazziere. È bella Smirne. C'è il mare, c'è sempre il sole. Lì vicino c'è Troia. E Kos dove nacquero Ippocrate, la medicina e la farmacologia. Era l'alba della civiltà, meravigliose rovine lo ricordano. Oggi Smirne punta sulla salute, un talento dell'ingegneria genetica ricorda che nei pochi minuti della sua relazione sono nati 1.750 bambini. «Ma la maggior parte non festeggerà il primo compleanno». Terribile. Dovesse vincere Milano, sindaco Moratti, perché non recuperare queste idee? Sono buone, potrebbero salvare tante vite. Tutto verissimo. Ma con il rispetto dovuto, oggi tra i due dossier non c'è partita. Presente una corazzata e un canotto a remi? Ecco, valesse soltanto il peso dei due progetti, Milano potrebbe già brindare. E, invece, non sarà così. Con quaranta Paesi aggiunti solo all'ultimo momento e la Turchia che preme affinché sia possibile votare delegando ad altri. Geopolitica, dice chi parla con lingua felpata. Non quella di chi racconta che i commissari del Bie in trasferta a Smirne per la relazione finale «si sono divertiti davvero molto».
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