Parigi teme il disastro ma per Londra è tutto sotto controllo

Che cosa si rischia a Fukushima? Il governo francese teme «una catastrofe nucleare», parola del ministro dell’Ambiente, Nathalie Kosciusko-Morizet. «Le ultime informazioni - ha detto il ministro di Sarkozy ai deputati dell’Assemblea nazionale - non sono buone, nell’atmosfera ci sono già importanti fughe di radioattività». L’esecutivo del Regno Unito, invece, ritiene che le misure adottate dalle autorità nipponiche siamo adeguate anche «alla peggiore situazione ragionevolmente prevedibile», come spiega il principale consigliere scientifico di Downing Street. Il quale sottolinea che «l’impianto di Fukushima emetterebbe una nube non oltre i 500 metri di altezza, che dunque ricadrebbe al suolo nelle vicinanze della centrale». Il governo di Berlino invita tutti i tedeschi che si trovano nelle zone di Tokyo e Yokohama «ad andare al più presto nel Sud del Giappone o a lasciare il Paese passando per Osaka». E se il discorso si allarga al possibile rischio atomico in Europa le posizioni si differenziano ulteriormente. Si va dall’Italia che conferma il suo piano di rientro nel nucleare alla Spagna che chiude in anticipo la sua centrale più vecchia passando per la Svezia che rinuncia a nuove centrali ma sostituisce i reattori degli impianti esistenti, la Francia che annuncia una verifica capillare dei suoi tanti siti atomici, il Regno Unito che forse posticiperà di qualche mese l’avvio della costruzione dei due nuovi impianti già decisi e la Germania che ferma subito le sue due centrali con maggiore anzianità di servizio.
D’altra parte in materia di atomo non esistono standard europei di sicurezza, ogni Stato membro si regola come meglio crede. Insomma, è l’Unione europea ma per la varietà delle posizioni sembra l’Onu. Per esempio: il Venezuela congela il suo piano atomico; la Turchia invece anticipa i tempi della costruzione di una nuova centrale.

Quanto accade in Giappone, che per Hugo Chavez «presenta rischi per il mondo intero», nelle parole di Recep Erdogan «non condizionerà il programma nucleare turco». Per la cronaca i sismologi hanno già fatto notare, invano si direbbe, che l’impianto sorgerà a circa 25 chilometri da una faglia attiva.

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