Alberto Toscano
da Parigi
«Il tormento» titola il Figaro nellillustrare la situazione del primo ministro francese Dominique de Villepin. Il fatto che un quotidiano da sempre favorevole a Villepin si esprima in questi termini la dice lunga sul fenomeno politico in atto: lala nazional-gollista del centrodestra sta soccombendo di fronte all'emergere di quella liberale, che si identifica nel presidente dellUnion pour un Mouvement populaire (Ump, il partito di governo) Nicolas Sarkozy, che è anche ministro dell'Interno. Ormai la «coppia di ferro», composta dal presidente Jacques Chirac e dal primo ministro Dominique de Villepin, lui stesso dirigente dell'Ump, sembra aver fatto il suo tempo.
Dominique de Villepin, 52 anni, ha sparato una delle sue ultime cartucce contro un gruppo italiano: l'Enel, colpevole ai suoi occhi di aver immaginato un'Opa sul gruppo francese Suez. Per frustrare, un paio di mesi fa, le ambizioni italiane, Villepin ha convocato in fretta e furia un sabato pomeriggio a Matignon (Palazzo Chigi parigino) i presidenti di un gruppo pubblico - Gaz de France (Gdf) - e di un gruppo privato - appunto Suez - annunciando la fusione tra loro, circostanza che renderebbe non più «scalabile» quel gigantesco insieme finanziario. Ma Villepin ha fatto i conti senza l'oste: i sindacati, che si oppongono ferocemente a ogni privatizzazione. Decisissimi a lanciare un segnale di forza, i sindacati si sono buttati anima e corpo nella lotta contro una legge particolarmente cara a Villepin (quella che istituiva il Cpe, contratto di prima assunzione) e alla fine ne hanno ottenuto il ritiro, infliggendo così un'umiliazione in piena regola al primo ministro e anche al presidente della Repubblica.
Villepin ha frequentato, fino al 1980, la prestigiosa Ecole nationale d'administration (Ena, la culla dell'élite burocratica transalpina), si è fatto strada nella carriera diplomatica e ha sempre avuto ambizioni politiche. Ma la politica l'ha guardata dall'alto: come uno scienziato fa al microscopio e come se la massa degli esseri umani fosse un insieme di batteri da indirizzare di qua e di là. Non a caso lattuale primo ministro francese non ha mai cercato (e quindi non ha mai ottenuto) alcun mandato elettivo. Non è mai stato deputato, né senatore, né consigliere comunale. Villepin ha basato le proprie fortune sull'amicizia di Chirac. Si è occupato più di scrivere libri che di stringere mani nei bistrot e di ascoltare la voce della gente. Per questo i francesi lo amano poco: oggi il suo indice di popolarità è di appena il 20 per cento, 29 punti in meno in soli quattro mesi.
Una sola volta lo hanno visto come un simbolo nazionale. Quel giorno del 2003 in cui al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite tenne - nella sua veste di ministro degli Esteri - il suo discorso contro la politica irachena di Bush. Qualsiasi maestro di retorica avrebbe applaudito Villepin come hanno fatto molti delegati all'Onu. Poi, però, il ministro s'è fatto prendere la mano e ha sfidato lo zio Sam in una sorta di guerriglia diplomatica che s'è ritorta contro di lui: Chirac ha preferito spostarlo al ministero degli Interni per togliere di mezzo un ostacolo sulla via della riconciliazione con Washington.
Chirac si fida da sempre di Villepin. Divenuto segretario generale della presidenza della Repubblica nel 1995, Villepin sarebbe stato - secondo i politologi francesi - alla base della più masochistica decisione mai presa dal presidente Chirac: sciogliere nel 1997 l'Assemblea nazionale con un anno d'anticipo, circostanza che ha permesso alle sinistre di conquistare la maggioranza e di rimanere cinque anni al governo: fino al 2002. Doveva essere una furbata ed è stato un disastro politico. Nel 2002 l'Ump ha preso il governo e Villepin è diventato ministro degli Esteri, degli Interni e alla fine premier nel maggio 2005.
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