«Paris Match» ritocca la foto e il presidente perde la ciccia

da Parigi

C’è stato un periodo - fino alla scorsa primavera - in cui criticare Ségolène Royal in Francia e in Europa era come tagliare la barba del profeta. Inconcepibile. La gran dama della sinistra francese - che alcuni consideravano come una nuova Giovanna d’Arco - sembrava sorvolare il mondo dei comuni mortali a bordo di una confortevole nuvoletta, fatta di sondaggi a lei favorevolissimi. Poi la nuvoletta s’è sgonfiata, Ségolène Royal ha perso le elezioni e adesso la sua forza di ieri - i sondaggi - diventa un impietoso boomerang a suo danno. «Royal detronizzata», spara in prima pagina il quotidiano Libération, nell’annunciare i risultati impietosi di un sondaggio che lo stesso giornale di sinistra ha commissionato a un istituto demoscopico parigino. Oggetto dell’inchiesta: la popolarità dei leader dell’opposizione e in particolare di quelli socialisti. Soltanto pochi mesi fa Ségolène Royal avrebbe letteralmente stracciato ogni ipotetico rivale. Adesso non è più neppure al primo posto e il declino compromette le sue residue speranze di prendere in mano il Partito socialista. All’età di 53 anni (compirà i 54 il prossimo 22 settembre) la Royal sembra aver già imboccato il viale del tramonto.
Il crollo di Ségolène è particolarmente chiaro nell’elettorato di sinistra: alla domanda su chi potrebbe meglio rilanciare l’attuale opposizione, coloro che rispondono col suo nome sono scesi in due mesi dal 29 al 24 per cento. Nell’insieme dei francesi, coloro che formulano il nome della Royal (sempre rispondendo alla stessa domanda) sono ormai solo il 15 per cento, contro il 21 per cento di due mesi fa. Il tramonto della «stella Ségolène» porta in primissimo piano il leader dell’ala pragmatica del Partito socialista transalpino, ossia Dominique Strauss-Kahn, 58 anni, che lo scorso novembre venne sconfitto alle primarie interne, condizionatissime proprio dall’alta marea dei sondaggi per la Royal. Oggi i francesi vedono in Strauss-Kahn l'uomo ideale per rimettere in sesto una sinistra allo sbando e, guarda caso, il presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy sgomita in tutte le istanze internazionali per spedire proprio lui a Washington, sulla poltrona di presidente del Fondo monetario internazionale (Fmi). Così se lo toglierà di mezzo. Strauss-Kahn, che non ne può più delle lotte interne al suo partito, ringrazia Nicolas Sarkozy e non vede l’ora di prendere il biglietto per gli Stati Uniti, anche se la sua candidatura non ha un appoggio unanime in seno all’organizzazione finanziaria (tradizionalmente guidata da un europeo, mentre la consuetudine vuole un americano alla testa della Banca mondiale).
Il sondaggio di Libération è sconfortante per i socialisti francesi anche perché nessun nome sta emergendo alle spalle del tandem composto dal montante (ma in partenza) Strauss-Kahn e dalla declinante Ségolène. La popolarità del segretario François Hollande - padre dei quattro figli di Ségolène, da lei abbandonato all’indomani della sconfitta elettorale - è ridotta al lumicino (3 per cento) al pari di quella dell’ex primo ministro Laurent Fabius (5 per cento). Ecco il commento di Laurent Joffrin, direttore di Libération: «Come trovare un leader quando non si ha un progetto? Ma come trovare un progetto quando non si ha un leader? Questo è il dilemma angosciante della sinistra francese». Una sorta di «essere o non essere».
Intanto Ségolène Royal rifiuta di ritirare le sue querele contro le due giornaliste del quotidiano Le Monde che vanno oggi per la maggiore in Francia, essendo riuscite a costringere Sarkozy a raccontar loro come sono state pagate (grazie a due famiglie di amici) le sue due settimane di vacanza in terra americana: Raphaëlle Bacquet e Ariane Chemin. Il recente libro La femme fatale («La donna fatale», edizioni Albin Michel) della Bacquet e della Chemin è dedicato proprio a Ségolène Royal, che è andata su tutte le furie e ha presentato una duplice querela contro le due reporter.

Quella per violazione della «privacy», perché avrebbero insistito un po’ troppo sui vantaggi politici a lei derivati dal rapporto coniugale col segretario del partito, e quella per diffamazione perché hanno osato scrivere che la «nuova Giovanna d’Arco» si è fatta raddrizzare i denti.

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