Volata finale di due settimane. Beppe Sala ha provato la fuga ma Stefano Parisi lo tallona. Come previsto, centrodestra e centrosinistra si giocheranno Palazzo Marino al ballottaggio il 19 giugno. Il candidato dei moderati è stato il primo a parlare, pochi istanti dopo gli exit-poll delle principali tv, che nella peggiore delle ipotesi gli attribuiscono uno svantaggio molto contenuto rispetto all'avversario, dato per favorito alla vigilia. Parisi è sembrato molto soddisfatto. Ha commentato, scritto su Twitter e parlato di una «partita aperta» e di uno «straordinario risultato». «Grazie a tutti i milanesi che oggi hanno scelto il cambiamento - ha scritto Parisi subito dopo le 23 - la nostra corsa continua». «Siamo molto contenti del recupero di questi quattro mesi - ha spiegato a caldo -. Il fatto che ci sarà il ballottaggio è già una partita aperta».
L'ex direttore generale di Confindustria ha una manciata di punti da recuperare. Dovrà cercarli nella platea degli astenuti, che sono tanti, ma anche fra gli elettori che hanno scelto gli outsider. E non sono pochi. Un gruzzoletto prezioso di punti percentuali se lo spartiscono le forze minori. Un veterano del Consiglio comunale come Basilio Rizzo, intanto, portabandiera di una sinistrasinistra che vuol fare lo sgambetto al Pd e ha messo le mani avanti parlando di un accordo «complicato» con Sala. Non sarà facile convincerlo e se dovessero spingerlo a stringere una qualche forma di intesa per l'ex commissario Expo, il centrosinistra potrebbe pagare un prezzo presso l'elettorato centrista.
Peserà soprattutto il Movimento 5 Stelle. I grillini a Milano faticano come sempre, e anche stavolta portano a casa (secondo i sondaggi) solo un voto su dieci all'incirca. Il candidato Gianluca Corrado ha fatto sapere che fra due settimane, lui annullerà la sua scheda, ma a Milano è opinione diffusa che gli elettori grillini, piuttosto che dare una mano al renziano (più o meno) Sala, potrebbero votare più volentieri l'indipendente Parisi, tecnico di centrodestra che negli ultimi giorni ha strizzato l'occhio all'antipolitica dei delusi.
Il premier Renzi, da parte sua, ha già abbozzato la sua strategia. Cinica come sempre. Se Sala dovesse farcela, il segretario Pd non ci metterà molto a intestarsi la sua vittoria. Se la campagna elettorale dell'ex commissario Expo dovesse concludersi con un buco nell'acqua, il presidente del Consiglio potrebbe trovare qualche capro espiatorio locale cui addebitare il flop.
Alla fine ha votato poco più di un milanese su due. Decine di migliaia di elettori in meno rispetto a 5 ani fa. Molti astenuti. Ma è anche possibile che gli elettori della più ricca e laboriosa città d'Italia abbiano maturato l'idea che, comunque vada, Milano continuerà ostinatamente a produrre lavoro, cultura e occasioni. Indifferenti all'eventualità che a prevalere sia un manager ex commissario Expo messo in campo dal centrosinistra o un manager imprenditore scelto dal centrodestra, qui finalmente unito e compatto. Il clima, insomma, è molto diverso da quello che si respira altrove, dove a dominare sono sfiducia e disillusione. I seggi poi sono rimasti aperti un giorno solo e per giunta ai primi di giugno.
Il governo non ha fatto molto per incentivare l'affluenza. Al contrario, qualche temporale può aver accelerato il rientro dal week end. Certo, fra due settimane sarà estate, ma la partita si giocherà tutta e soltanto fra i due candidati sindaco. E sarà un'altra partita.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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