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Parità di genere come molla per la crescita

Le positive ricadute sullo sviluppo dell'azienda. Ma c'è ancora un gap da colmare

Parità di genere come molla per la crescita

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La parità di genere nel mondo del lavoro conviene. Non solo dal punto di vista del progresso sociale, che pure rimane un obiettivo primario e auspicabile. La riduzione del divario tra uomini e donne nel mercato occupazionale è infatti un elemento di crescita anche dal punto di vista economico, con conseguenze positive sia per le aziende sia per il sistema Paese. Maggiori livelli di gender equality corrispondono a tassi più elevati di sviluppo, di produttività e quindi di benessere. Secondo l'Ocse, colmare le disparità di genere sul piano occupazionale potrebbe aumentare il Pil di circa il 10 per cento entro due decenni o poco più. Al contrario, i divari tra i sessi generano una perdita media di reddito del 15 per cento, di cui il 40 per cento è dovuto alle ricadute negative nel campo dell'imprenditorialità. Nonostante la graduale emancipazione delle donne nella società, tuttavia, il fenomeno di una maggiore partecipazione maschile al mondo del lavoro persiste. Nell'Unione europea risulta occupato l'80 per cento della popolazione maschile in età lavorativa, contro il 69,3 per cento di quella femminile. E in Italia il tasso di occupazione femminile risulta - secondo dati aggiornati al quarto trimestre 2022 - di circa 14 punti percentuali al di sotto della media Ue, cioè pari al 55 per cento.

Occorre invertire la rotta e al riguardo non mancano fortunatamente segnali incoraggianti per le donne e per l'economia: nel nostro Paese molte aziende stanno infatti promuovendo politiche in favore delle pari opportunità, valorizzando così i talenti femminili che certo non mancano e che per troppo tempo sono stati ingiustamente penalizzati.

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