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Parla Paparesta: «Ho voluto evitare il peggio»

Il derby della follìa a Roma: «Problemi di ordine pubblico se non avessi continuato»

Marcello Di Dio

da Roma

C’era una volta il derby con due squadre che lottavano per lo scudetto. Eppure sono passate solo due stagioni, nelle quali tra problemi economici, cessioni eccellenti e frenetici cambi in panchina, Roma e Lazio sono tornate nel limbo della serie A. E che il derby capitolino sia ormai tornato a essere una partita provinciale, lo dimostrano i 90 minuti di domenica. Forse ha ragione Di Canio quando dice che questa partita è «un campionato a sé». Infatti, l’impressione è che il match mettesse in palio la leadership cittadina tra due formazioni con evidenti limiti (di personalità in casa Roma, di qualità in casa Lazio).
Il pareggio (vero, non come quello nel derby pieno di sospetti e rinunce agonistiche del 15 maggio che condurrà Flachi di fronte alla disciplinare dopo le presunte voci di combine) è uscito fuori da una gara tesa. Che ha trovato il suo culmine al 29’ del secondo tempo quando una monetina piovuta dalla tribuna Tevere ha colpito l’arbitro Paparesta, ma aveva come obiettivo il laziale Di Canio. Un déjà vu di quanto accaduto appena tredici mesi fa: una moneta lanciata da uno spettatore (mai scoperto) della Monte Mario ferì l’arbitro Frisk, sancendo l’uscita di scena della Roma dall’Europa che conta. Stavolta è andata meglio, Paparesta il dolore l’ha sentito come hanno dimostrato le immagini, ma ha deciso subito di far riprendere il gioco. «Per evitare - ha spiegato, appena rientrato a Bari, ad un amico come riportato dall’Ansa - altri lanci di oggetti che potevano colpire i giocatori dell’una o dell’altra squadra. Allora sì che sarebbero stati guai seri sul piano dell’ordine pubblico...».
Comportamento impeccabile, Paparesta ha stemperato inquietudini e furori richiamando a una maggiore tranquillità i due capitani, tanto che gli stessi giocatori a fine gara hanno fatto i complimenti all’arbitro. Che ha sottolineato compiaciuto a familiari ed amici l’atteggiamento di protezione nei suoi confronti da parte di Oddo e Totti che dopo il lancio della monetina lo hanno letteralmente coperto onde evitare venisse colpito nuovamente. «Quando c’è dialogo tra arbitri e giocatori - ha confidato Paparesta - è tutto più facile per noi e per loro».
E se l’arbitro ha fatto la sua parte, chiudendo però un occhio sul festeggiamento al gol di Totti (una sceneggiata con finto parto che ha coinvolto molti giocatori giallorossi, che potevano anche essere ammoniti così come il capitano della Roma), i calciatori non lo hanno certo aiutato. Il lancio della moneta e di altri oggetti è stato scatenato da una protesta veemente di Di Canio, che ha pure zittito la Sud dopo il gol di Rocchi. E che dire poi dei calcioni vicendevoli tra Cufrè e Behrami, che ha a sua volta rifilato una legnata da dietro a Totti. O dell’intervento deciso di Firmani a centrocampo su Perrotta, o ancora delle manate tra Di Canio e Panucci. Fino al siparietto da calcio d’antan (e tra gentiluomini...) tra Totti che dà del «fro...» a Siviglia, il quale risponde con un «corn...» con tanto di indice e mignolo alzati.
Addirittura i romanisti all’esordio nel derby (da Doni a Kuffour) hanno detto di essere stati «stregati dalla partita, provando bellissime sensazioni». Tutto ciò mentre fuori dallo stadio i soliti imbecilli decidevano di mandare sette tifosi all’ospedale.

L’appuntamento è fissato per il 26 febbraio 2006, seconda giornata del campionato de noantri.

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