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Accordo sul premierato a prova di ribaltone

Premio di maggioranza e limite dei due mandati Il centrodestra vicinissimo all’intesa sulla riforma

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«Sostanzialmente siamo d’accordo, poi c’è un’attenzione di scrittura sul testo, che già è stato visto in radiografia. In Costituzione va misurato tutto, ma non ci sono nodi complessi». Elisabetta Casellati lo spiega a metà del vertice di maggioranza in Senato sulla riforma costituzionale per il premierato che porta il suo nome. Si stanno mettendo a punto gli emendamenti che saranno depositati entro il 5 febbraio e su 3-4 punti ancora si discute. Verrebbe introdotto un limite di due mandati per il premier eletto dal popolo, per limitare la prospettiva dell’uomo forte al comando, ma la Lega fa obiezioni. Potrebbe cadere la norma anti-ribaltone con la designazione di un secondo premier della maggioranza in caso di sfiducia.

Inoltre, il premio di maggioranza del 55% non sarebbe nella Carta ma verrebbe rimandato ad una legge elettorale. Il ministro per le Riforme avrebbe anche proposto il ballottaggio se non si raggiunge la soglia minima per l’elezione del capo del governo, ma ci sarebbero perplessità di Lega e Forza Italia. Gli azzurri spingono per un premierato più forte. La base del confronto sono i 7 emendamenti del presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Alberto Balboni di FdI, ma potrebbero essere molto corretti. «È - assicura - un normale lavoro di messa a punto di un testo che sia il più convincente possibile, in Costituzione anche una parola è importante. Per dire, ci siamo chiesti se sia meglio scrivere “la” o “una”, o cambiato una “e” con un punto e virgola. È un lavoro molto approfondito".

La titolare delle Riforme Casellati prevede che il vertice di maggioranza andrà «avanti probabilmente anche domani (oggi, ndr)». E potrebbe proseguire giovedì. Alla riunione partecipa il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, i componenti di maggioranza della commissione Affari costituzionali presieduta da Balboni, il capogruppo di FdI Lucio Malan, quello di Forza Italia Maurizio Gasparri, quello della Lega Massimiliano Romeo e la capogruppo dei Moderati Michaela Biancofiore.

Uno dei punti più discussi è quello che imporrebbe al Capo dello Stato, in caso di dimissioni o di sfiducia delle Camere al premier, di nominarne un secondo della stessa maggioranza. Un meccanismo voluto dalla Lega ma che FdI vorrebbe cancellare, anche per non toccare le prerogative del Quirinale. Invece, però, di tornare al principio del «simul stabunt simul cadent», cioè governo e parlamento nascono e muoiono insieme, FdI vorrebbe il voto anticipato solo in caso di mozione di sfiducia al premier. La Lega obietta che così il capo del governo potrebbe rimanere in sella a lungo per il timore dei parlamentari di perdere il posto.

Si decide che anche i leader diranno la loro. Le correzioni al ddl Casellati sembrano attente soprattutto a non limitare i poteri del presidente della Repubblica, oltre a quello che inevitabilmente consegue dal fatto di avere un premier eletto dai cittadini. «Stiamo cercando le formulazioni più adatte per rispondere alle criticità segnalate dai costituzionalisti, tranne sul secondo premier su cui c'è anche un tema politico», spiega Balboni, riferendosi alle audizioni dei giuristi sul ddl.

Alcuni avevano evidenziato che nel primo testo il secondo premier risultava più forte del primo, avendo l’arma dello scioglimento delle Camere.

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