Gelmini: "Pure il Pd era d’accordo con la riforma. Ma poi ha abdicato al garantismo"

La senatrice Mariastella Gelmini (Noi Moderati): "Schlein rinnega le scelte più riformiste"

Gelmini: "Pure il Pd era d’accordo con la riforma. Ma poi ha abdicato al garantismo"
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Mariastella Gelmini, capodelegazione di Noi moderati, come definirebbe la giornata del voto sulla riforma della giustizia a Palazzo Madama?

«Questo voto è un atto importante, anche storico ma non di certo eversivo, come dice la sinistra. È, in realtà, un atto dovuto, da quando nel 1999 è stato inserito nella Costituzione il giusto processo. Un atto di riformismo, peraltro graduale, visto che sono passati 40 anni per l’attuazione dell’articolo 111 della Costituzione che prevede un giudice “terzo e imparziale”».

Perché la sinistra ha tanta paura di questa riforma?


«Perché la sinistra ha abdicato al garantismo. Il grande merito di Berlusconi è aver inserito nel programma del centrodestra la separazione delle carriere, ma questa riforma ha un consenso più ampio. Negli anni diverse personalità la hanno auspicata. Penso al giudice Falcone, a Vassalli, socialista, partigiano e presidente della Corte costituzionale che ha ispirato il codice di procedura penale; penso a Marco Panella, espressione del partito radicale. Persino il Pd quando aveva un’anima riformista, ai tempi della bicamerale di D’Alema o della mozione Martina al congresso del 2019, si diceva favorevole alla separazione delle carriere. Ecco perché l’approvazione di questo disegno di legge rappresenta il vero banco di prova per i riformisti: bisogna dimostrare di essere riformisti con i fatti e il Pd di Schlein – dal Jobs Act alla giustizia – sta rinnegando tutte le scelte riformiste della sua storia. Spiace che per motivare il no alla separazione delle carriere si attacchi un galantuomo come il ministro Nordio».

Si dice che non è così che si risolvono i veri problemi della giustizia.

«Non è certo la panacea di tutti i mali, per mettere ordine nel settore serve una serie di iniziative, ma questa è l’attuazione di un principio costituzionale, che avvicina la giustizia ai cittadini e libera i magistrati da meccanismi correntizi».

Parla del sorteggio per i membri dei due Csm...

«Oggi la stragrande maggioranza dei magistrati è estranea a posizioni di parte, ma subisce le correnti che non valorizzano merito e competenza. Il sorteggio consentirà anche a chi non è sponsorizzato di raggiungere i vertici degli uffici giudiziari. Può favorire anche una migliore parità di genere, perché il 56 per cento dei magistrati è donna, ma 3 capi su 4 sono uomini».

Chi avversa la riforma sostiene che alla fine i pm saranno più forti.

«È singolare che da sinistra da un lato si

paventi la subordinazione al potere esecutivo del Pm, che non c’è, e dall’altro si sostenga la nascita di una sorta di supercasta dei Pm. Le due cose insieme non possono stare e ciò dimostra la strumentalità delle accuse».

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