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Manovra, regge il patto nella maggioranza. Il Carroccio ritira tutti i suoi emendamenti

La Lega aveva proposto tre modifiche alla legge di bilancio per lanciare segnali al suo elettorato in vista delle europee. Ma la volontà di Palazzo Chigi ha prevalso

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Il patto in maggioranza ha retto: la legge di Bilancio non subirà rallentamenti, tanto meno a causa dei partiti di centrodestra. Due giorni fa la Lega, sul gong, ha presentato tre testi per altrettanti temi di bandiera: transfrontalieri, magistrati onorari ed enti locali. Tutte istanze che non comporterebbero variazioni di spesa. Sono peraltro battaglie tipiche del Carroccio, per nulla sconvolgenti per la manovra. Si può presumere che il partito di Matteo Salvini volesse lanciare segnali di attenzione ai territori e agli interlocutori elettorali. Del resto dai palazzi romani raccontano del pressing dei senatori: non sarebbero in pochi a voler influire sulla legge.

Ma l'accordo tra Fdi, Lega e Fi è un altro ed è blindato: qualunque proposta dev'essere racchiusa in un maxi-emendamento, soprattutto per non assecondare i tentativi ostruzionistici dell'opposizione, che di emendamenti ne ha presentati 2600. Così è bastata una mossa di Palazzo Chigi per ridimensionare le velleità dei senatori leghisti in tre semplici ordini del giorno. Un’altra vittoria della premier Meloni, e una ventata di pragmatismo.

Il capogruppo salviniano del Senato, Massimiliano Romeo, ha dato la sua versione dell'incomprensione: «All’ultima riunione di maggioranza con il ministro Ciriani avevo capito che due o tre emendamenti si potevano presentare, giusto a livello simbolico. Evidentemente ho capito male e ho già dato mandato di ritirarli e di trasformarli in ordini del giorno». Tanto rumore per nulla. La minoranza insiste, con la sua narrativa, sulle frizioni interne, e qualunque pretesto viene utilizzato per distorcere la realtà, puntando il dito sui « litigi» in maggioranza. Ma così non è. Poi, certo, c’è la possibilità che Pd e grillini abbiano preparato qualche trappola. Magari qualche abbocco sul Superbonus che possa stuzzicare un’area specifica del centrodestra. Italia Viva, invece, si è concentrata soprattutto sulla scarsa produttività», sul «nanismo delle imprese» e sui «salari bassi». I renziani confidano in inattese convergenze sui loro emendamenti.

Tornando al centrodestra, il futuro del Paese è già stato immaginato, e la manovra è ritenuta un passaggio decisivo. Altro discorso è la quadra per le candidature alle prossime elezioni regionali: quella appare più complessa. Ed è normale che in questo periodo, che precede anche le elezioni europee, qualunque distinguo tra Fdi, Fi e Lega venga interpretato dall’opposizione come un’occasione ghiotta. Il centrosinistra dovrà però rassegnarsi.

Questa vicenda degli emendamenti ha fornito l’ennesima dimostrazione di compattezza nel centrodestra.

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