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"Non è la soluzione". Così la Meloni dà una lezione di economia alla Schlein

Primo faccia a faccia Meloni-Schlein. La leader dema attacca su lavoro povero e salario minimo. Ma il premier la stronca così: "Serve tagliare le tasse"

"Non è la soluzione". Così la Meloni dà una lezione di economia alla Schlein

Elly Schlein è arrivata al question time alla Camera portando un'interrogazione incentrata sulla proposta del salario minimo perché, secondo il nuovo segretario del Partito democratico, "occorre fissare per legge un salario minimo perché sotto una certa soglia non si può chiamare lavoro ma sfruttamento". Schlein ha voluto ricordare che "il Pd ha presentato una proposta, come altre forze politiche, ma le avete respinte tutte. Le chiedo di approvare subito un salario minimo e un congedo paritario".

La risposta di Giorgia Meloni al segretario del Partito democratico è stata netta, chiara e precisa, una lezione di economia pragmatica davanti alla solita retorica ideologica della sinistra, che non ragiona sulle conseguenze delle proprie iniziative. Quello tra Meloni e Schlein è stato, infatti, sostanzialmente uno scontro tra il pragmatismo della destra di governo e l'ideologismo da propaganda della sinistra. La replica del premier è iniziata chiudendo la porta al nuovo segretario del Pd, al quale ha spiegato che per il mercato del lavoro italiano il "salario minimo non è la soluzione".

E ha motivato in maniera ampia il suo pensiero, che rappresenta quello di tutto il governo, tra i quali obiettivi c'è proprio quello di fronteggiare il "lavoro povero". Il presidente ha fatto notare che "pur nelle risorse limitate a disposizione, abbiamo dato segnali come il rinnovo del taglio di due punti del cuneo fiscale e retributivo e l'aggiunta di un ulteriore punto per i redditi più bassi. Sono primi passi verso l'obiettivo di aumentare i salari dei lavoratori garantendo retribuzioni dignitose".

Per alzare i salari e aumentare le tutele, ha proseguito il premier, "penso sia più efficace estendere la contrattazione collettiva dove oggi non è prevista, tagliare le tasse sul lavoro e lavorare per combattere le discriminazioni e le irregolarità". Con il salario minimo, ha sottolineato Meloni, il rischio è che i contratti di lavoro con condizioni migliori vengono modificati al ribasso, appiattendo ulteriormente il mercato. "È vero, c'è un problema, chi ha governato fino ad ora, purtroppo ha reso più poveri i lavoratori italiani e questo governo deve fare quello che può per invertire la rotta", ha detto ancora il premier.

Tuttavia, il presidente del Consiglio ha aperto a Elly Schlein sui congedi parentali, dichiarandosi "disponibile a confrontarmi e a discutere". Meloni ha sottolineato che, in tal senso, "quello che potevamo fare, l'abbiamo fatto, poichè il tema del sostegno alle madri lavoratrici e il sostegno alla natalità per noi è una priorità assoluta".

Quando Elly Schlein ha ripreso la parola è apparsa piuttosto nervosa davanti alle risposte di Giorgia Meloni, quasi colta alla sprovvista e incapace di argomentare una replica che fosse adeguata alle motivazioni mosse dal premier.

E questo è evidente soprattutto dal fatto che ha spostato il tema dal salario minimo e dal congodeo parentale al riconoscimento dei figli delle coppie monogenitoriali, trascendendo in definizioni come "incapacità, approssimazione e insensibilità" in riferimento al governo e parlando, oltre che dei figli delle coppie monogenitoriali, anche di decreto rave e "guerra alle Ong".

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