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Terzo mandato, bocciata la proposta della Lega sui governatori. Salvini: "Andiamo avanti"

Il passo indietro del Carroccio sui sindaci è arrivato dopo il parere contrario espresso dal governo. Poi la Commissione ha bocciato l'emendamento della Lega sul terzo mandato per i presidenti di Regione. Il partito di Salvini: "La partita non è chiusa"

Terzo mandato, bocciata la proposta della Lega sui governatori. Salvini: "Andiamo avanti"

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Terzo mandato per i sindaci, la Lega ritira l'emendamento. Resta il nodo per le Regioni

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Prosegue il dibattito sul terzo mandato, tema su cui si registrano diverse sfumature in base alle sensibilità dei singoli partiti. Questa mattina si è riunita la Commissione Affari costituzionali del Senato, chiamata ad affrontare la questione che in questi giorni ha alimentato il dibattito politico. La Lega ha deciso di ritirare l'emendamento alla luce del parere contrario espresso dal governo.

La mossa del Carroccio riguardava solamente il terzo mandato per i sindaci, visto che l'esecutivo si era rimesso alla Commissione per il discorso relativo ai governatori. Successivamente è stato bocciato il testo incentrato sui presidenti di Regione: in 16 hanno votato contro, solo quattro a favore (Lega e Italia Viva), un astenuto (Autonomie). Azione non ha partecipato al voto. Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha garantito che lo stop al testo sul terzo mandato dei presidenti di Regione "non ha creato nessuna lacerazione" nella maggioranza. Comunque il leghista Paolo Tosato, vicepresidente della commissione Affari costituzionali, ha avvertito: "Per noi la partita non è chiusa".

Terzo mandato, Salvini: "Andiamo avanti"

Da parte di Matteo Salvini era arrivata una precisazione nei confronti della battaglia che il partito di via Bellerio non intende porre nel cassetto. "Vota il Parlamento, andiamo avanti", aveva dichiarato il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Interni ai microfoni di Agorà Rai Tre. In mattinata Raffaele Nevi, vicecapogruppo vicario alla Camera dei deputati e portavoce di Forza Italia, aveva fatto notare che si sottopone tutto al voto del Parlamento e - aveva assicurato - "senza incidere sulla tenuta della maggioranza e del governo".

Nelle ultime ore dalla Lega era trapelata l'intenzione di ritirare la proposta sui mandati per i sindaci dei Comuni con oltre 15mila abitanti qualora il governo avesse detto "no". Dal partito spiegano che non c'è alcuna volontà né di andare contro la linea dell'esecutivo né di dare vita a uno scontro all'interno della coalizione. Quanto all'emendamento sul terzo mandato per i governatori, viene spiegato che il governo si è rimesso al parere della Commissione e dunque un voto a favore non è da intendere contro l'indicazione espressa dall'esecutivo.

Le reazioni

Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha preso atto della scelta fatta dalla Commissione: "Non posso che ribadire che forse sarebbe stato meglio ritirarlo. Il tema è molto complesso e avrebbe meritato un contesto più ordinato per un approfondimento. Il decreto legge non è lo strumento giusto, perché parla di altre cose, parla di date di elezioni comunali ed europee".

Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, ha puntato il dito contro il Partito democratico: "Sul terzo mandato il governo Meloni poteva andare sotto. Invece il Pd, pur di mandare a casa Vincenzo De Luca e Stefano Bonaccini, ha salvato il governo. Poi chiariamoci bene quando parlate di finta opposizione". Peppe De Cristofaro, capogruppo dell'Alleanza Verdi e Sinistra, ha rivendicato il voto contrario perché - dal suo punto di vista - il terzo mandato per i governatori e per i sindaci "si inquadra in una tendenza di rafforzamento degli organi esecutivi come la proposta della destra di premierato all'italiana, su cui siamo completamente contrari".

La mossa di Calderoli

Dal suo canto Roberto Calderoli, ministro per gli Affari regionali, ha affermato che la volontà politica di ciascun partito merita rispetto e al tempo stesso ha rimarcato come la sovranità appartenga al popolo che esprime il proprio orientamento politico nelle urne: "Decidono i gruppi parlamentari cosa fare. Ma la nostra è una posizione politica e resta tale: se deve esserci una scelta democratica non può esserci limite. Oppure facciamo come i 5 Stelle".

Il leghista Calderoli, intervistato da La Repubblica, ha infatti annunciato quella che potrebbe essere una futura mossa se dovesse essere confermato il muro contro il terzo mandato: due mandati al massimo per i parlamentari e qualsiasi carica politica. "Io ovviamente non sono d'accordo", ha spiegato il ministro.

Secondo cui però a quel punto sarebbe una conseguenza "più coerente".

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