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Parmalat, 40mila contro le banche estere

Sessanta avvocati rappresentano i risparmiatori che chiedono di essere risarciti da Ubs, Citigroup, Morgan Stanley e Deutsche Bank. Gli istituti di credito devono rispondere dell'accusa di aggiottaggio

Parmalat, 40mila contro le banche estere

Milano - Quarantamila risparmiatori attraverso una sessantina di avvocati chiedono di essere risarciti da quattro banche straniere (Ubs, Citigroup, Morgan Stanley, Deutsche Bank) e nove funzionari dei quali uno di Credit Suisse First Boston, tutti accusati di aggiotaggio, con gli istituti di credito che rispondono per la cosiddetta responsabilità oggettiva.

Processo Inizia davanti ai giudici della seconda sezione penale il terzo processo per il crac della Parmalat, ma questa volta solo pochissimi risparmiatori sono presenti in aula e non ci sono cortei, striscioni, cartelli, slogan, proteste colorite come era accaduto in occasione dell’avvio dell’udienza preliminare dove era imputato Calisto Tanzi. Uno dei pochi presenti che si ritengono truffati dai bond di Collecchio va davanti alle telecamere della Rai per ricordare i tempi di una volta, "quando andare in banca era come recarsi in chiesa, adesso non direi proprio...".

Avvocati Tutto è affidato agli avvocati, a cominciare dal professor Carlo Federico Grosso che da solo ne rappresenta oltre 32mila, quelli del "Comitato San Paolo". Per costituirsi contro le persone fisiche non ci dovrebbe essere problema, ma contro le banche, persone giuridiche, sì. Finora a Milano richieste simili sono state sempre respinte e proprio nel palazzo di giustizia dove la violazione della legge 231, frutto di una direttiva europea del 2001, è stata perseguita in modo particolare. L’ultimo esempio viene dal gup di Antonveneta che nei giorni scorsi aveva detto un secco no, come altri colleghi prima di lui.

Precedenti I risparmiatori possono sperare perché da Roma e da Torino sono arrivate risposte diverse. Nella capitale c’è addirittura una sentenza di condanna in primo grado per una società. Purtroppo per chi chiede i danni alle società non c’è stata finora un pronunciamento della Cassazione, per cui la strada resta in salita. Ma gli avvocati delle parti civili ci provano e con loro il pm Eugenio Fusco che la causa dei risparmiatori l’aveva già perorata senza successo nel caso Antonveneta. Il magistrato punterà sulle novità giuridiche intervenute dai tempi dell’udienza preliminare di Parmalat quando fu il gup Cesare Tacconi a dire di no. Un avvocato dei bondisti deposita la trascrizione dell’intervento di Fusco nell’udienza sulla scalata alla banca padovana, sperando che possa servire a convincere il collegio formato da tre donne, presidente Gabriella Manfrin, a latere Ferrara e Mayer.

Class action I giudici per ora prendono atto delle richieste che saranno illustrate nella prossima udienza, il 7 di marzo, perché tutti hanno chiesto i termini per studiare a fondo la questione. Domani toccherà a un’altra banca, Bank of America, ma il processo sarà aggiornato per lo sciopero dei penalisti. Prima o poi i due processi diventeranno un solo perchè il fatto e l’accusa sono gli stessi. Dopodomani nella stessa aula grande della corte d’assise d’Appello riprnederà invece il processo a Tanzi con l’interrogatorio di Maurizio Bianchi della società di revisione Grant Thornton. La vicenda dovrebbe arrivare a conclusione con la sentenza prima dell’estate.

A marzo a Parma invece inizierà il dibattimento più importante quello dove si parla della bancarotta, l’unico nelle previsioni generali a non rischiare di finire in prescrizione.

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