Parmalat, con il cambio di cda finisce l'era Bondi Adesso Lactalis manda in scena Franco Tatò

Il manager, 79 anni, sarà presidente. L’ex ad: "I francesi mi volevano capolista, ma non ho accettato". Niente quote gratis ai piccoli azionisti. Dopo sette anni il manager "risanatore", che ha rilanciato l’azienda dopo il crac della famiglia Tanzi, passa la mano

Parmalat, con il cambio di cda finisce l'era Bondi 
Adesso Lactalis manda in scena Franco Tatò

Parmalat, l’era Bondi è finita: il bastone del comando ora è nelle mani di Lactalis. Quasi tutto di impronta francese - nove posti su undici- il nuovo cda, con Franco Tatò nominato presidente su proposta della famiglia Besnier: classe 1932, un 79enne subentra dunque al 77enne Enrico Bondi. Ma avrebbe potuto andare diversamente: «Lactalis mi ha proposto la candidatura come capolista - ha detto lo stesso Bondi, nel suo ultimo discorso da ad - ma non ho ritenuto che sussistessero le condizioni per accettarla».
Dopo sette anni il manager «risanatore», che ha rilanciato l’azienda dopo il crac della famiglia Tanzi, passa la mano, non senza ricordare che con Parmalat negli ultimi anni hanno potuto guadagnare tutti: i fondi incassando cospicui dividendi - un miliardo in 4 anni - i piccoli azionisti recuperando fino al 60% di quanto investito prima del crac. Per il saluto finale, prima di andarsene al volante della sua Fiat Panda, cita il motto dei Templari: «Non nobis Domine», non a noi Signore (ma al tuo nome dà gloria): come dire, ormai non è più affar mio. È finita così la battaglia ingaggiata dal colosso francese per conquistare il controllo del numero uno del latte italiano: sei mesi di offerte, annunci, smentite e decreti, culminati nell’assemblea di ieri. Dove la lista di Lactalis per il rinnovo del cda ha ottenuto il 62,77% dei voti: entrano quindi in consiglio - che resterà in carica un anno - Antonio Sala, presidente di Lactalis Italia, il commercialista Marco Reboa, Riccardo Zingales, l’avvocato Francesco Gatti, Daniel Jaouen, Marco Jesi e Ferdinando Grimaldi Gualtieri. Oltre, naturalmente, a Tatò, che aggiunge Parmalat alla lunga lista dei suoi incarichi di vertice, da Enel a Fininvest e Mondadori. Gli altri due consiglieri erano stati candidati da Assogestioni, e sono Gaetano Mele, ex ad di Lavazza, e Nigel Cooper. Solo lo 0,015% delle preferenze, quindi nessun eletto, per la terza lista, quella dei fondi esteri che a inizio anno avevano raccolto poco meno del 15% del capitale poi ceduto ai francesi.


E il primo voto decisivo di Lactalis si è tradotto nella bocciatura di una proposta del cda uscente, la distribuzione ai soci di azioni gratuite come integrazione del dividendo. «Una pugnalata alla schiena per i piccoli risparmiatori- ha protestato uno di loro, Eugenio Roscio - L’avrete sempre sulla coscienza».

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