Parmalat condannata per frode: deve dare 364 milioni a Citigroup

Parmalat condannata per frode: deve dare 364 milioni a Citigroup

Una causa boomerang. E una sconfitta che brucia. La nuova Parmalat di Enrico Bondi dovrà versare 364,2 milioni di dollari a Citigroup, la maggior banca statunitense, uno dei big del credito mondiale. Il gruppo di Collecchio aveva chiamato in causa Citigroup per il crac e aveva chiesto un risarcimento di 2,2 miliardi di dollari, ma i giudici del New Jersey hanno letto la storia in tutt’altro modo: è stata Parmalat a frodare la banca. Citigroup è stata vittima di Tanzi e dei suoi collaboratori. Insomma, a quasi cinque anni dal default del gruppo di Collecchio, la versione di Parmalat sulle cause del dissesto viene messa in discussione. Parmalat, com’è logico, ha allargato in questi anni il quadro delle responsabilità a molti istituti di credito, in particolare ha chiamato in causa i due colossi americani: Citigroup e Bank of America, intentando processi miliardari.
A Milano, al dibattimento ormai alle battute finali per l’aggiotaggio, i funzionari di Bank of America sono finiti sul banco degli imputati al fianco di Calisto Tanzi e proprio per un ex dirigente di Bofa, Luca Sala, l’accusa ha chiesto nelle scorse settimane la pena più alta dopo Tanzi: sei anni.
Non solo. L’avvocato di Parmalat, Marco De Luca, ha spiegato in aula che Bofa ha contribuito, con comunicazioni false al mercato, a tenere in vita artificialmente Parmalat che, altrimenti, sarebbe fallita quattro anni prima, nel 1999. Sala, in un’intervista al Giornale, si è difeso contrattaccando: «Bofa non ha mai piazzato un solo bond ai risparmiatori. Mi pare l’abbiano fatto invece le banche italiane che però non vedo qui a Milano sul banco degli imputati».
Ora la giustizia americana sembra ridisegnare, sia pure in prima istanza, i ruoli dei protagonisti. Certo Citigroup non è Bank of America e i giudici del New Jersey non dovevano affrontare il lato penale della storia, ma resta il fatto che la pronuncia del tribunale americano, con un verdetto quasi all’unanimità di 6 a 1, legge al contrario quel che è successo nel 2003 a Collecchio. I presunti complici sarebbero vittime. È passata dunque la tesi di Citigroup che aveva rifiutato ogni ipotesi di transazione extragiudiziaria - come invece hanno fatto molti istituti di credito italiani, disposti a versare risarcimenti importanti - e aveva iniziato a sua volta una causa contro Parmalat, presentando un conto di 699 milioni di dollari.
In una nota Parmalat sostiene che «Citigroup ha avuto un ruolo importante nel contribuire al collasso finanziario del gruppo e continuerà a coltivare i rimedi legali inclusa la costituzione di parte civile, per far accertare la corresponsabilità di Citigroup». In ogni caso l’azienda di Collecchio vuole andare avanti e si prepara all’appello. Se il verdetto dovesse essere confermato, allora Parmalat potrebbe risarcire Citigroup con azioni del gruppo, facendo così entrare la banca nel capitale. La causa fra Parmalat e Bank of America inizierà invece nel 2010, davanti a un giudice federale. Anche Bofa ha scelto la linea dura.

«Bank of America - ha spiegato Sala al Giornale - ha perso centinaia di milioni di dollari nel crac. Del resto la banca aveva gli stessi strumenti di cui disponevano tutti gli altri operatori finanziari che hanno giudicato Parmalat un soggetto con un elevato rating di affidabilità fino a quasi tutto il 2003».

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