Parmalat, indagine della Procura sulla scalata francese

Colpo di scena nella vicenda Parmalat: accanto ai francesi di Lactalis e alla possibile cordata italiana, guidata da Ferrero, entra in campo anche la magistratura, decisa a vederci chiaro. Aggiotaggio è il reato che la Procura di Milano ipotizza, per ora a carico di ignoti: lo stesso ad, Enrico Bondi, è stato sentito come persona informata sui fatti. In realtà, l’attenzione del pm Eugenio Fusco sarebbe rivolta non tanto al rastrellamento dei titoli Parmalat da parte di Lactalis, quanto su una serie di dichiarazioni dirette al mercato che hanno fatto apprezzare le quotazioni. Infatti, secondo quanto si apprende, il fascicolo è stato aperto dopo che è stato presentato un esposto in febbraio. Anche alla Consob sarebbe stato presentato un esposto dalla stessa Parmalat, e l’Authority segue attentamente gli sviluppi del caso.
Il faro della magistratura sarebbe puntato sulle mosse dei tre fondi esteri - Zenit, Skagen e MacKenzie - che il 26 gennaio hanno annunciato un accordo di coordinamento con l’obiettivo di presentare una propria lista per il rinnovo del cda di Parmalat, che lasciava fuori Bondi. Gli stessi fondi il 2 febbraio smentivano, in una nota, trattative con Lactalis, salvo poi tre giorni fa raggiungere un accordo con i francesi e vendere il loro pacchetto del 15,3%. «Abbiamo sempre operato correttamente», replica Lactalis in una nota. Da Parmalat nessun commento, mentre i giochi per il controllo della società restano aperti. Il decreto anti-scalate straniere che potrebbe far slittare l’assemblea a giugno, dando più tempo per la formazione di una cordata italiana, a cui sta lavorando sul fronte bancario Intesa Sanpaolo, contiene una novità importante: la possibilità di presentare nuove liste per il rinnovo del board, oltre a quelle già depositate. Se una cordata italiana si concretizzerà, si potrà così mettere a punto una nuova lista targata anche Ferrero. Nessuna indiscrezione da Alba: dove Michele Ferrero, imprenditore di vecchio stampo, più che alla risonanza mediatica pensa a salvare la produzione. Mentre Granarolo, per bocca del vicepresidente Danilo Federici, si dice disponibile «a entrare in cordata come braccio industriale», ed esclude l’ipotesi - lanciata giovedì dal quotidiano francese Les Echos - di un’alleanza italo-francese.
A Parigi, intanto, il presidente Nicolas Sarkozy, interpellato sul caso Parmalat-Lactalis, se la cava con una battuta: «Non ho una posizione, magari telefonate a mia moglie». Tra i sostenitori del polo tricolore si iscrive Giovanni Tamburi, presidente della merchant bank Tip (Tamburi investment partners): «Abbiamo già fatto intendere a Intesa Sanpaolo che, nell’ambito di un progetto serio e credibile, sul piano industriale noi ci siamo».

E ricorda: «Quando ci siamo voluti mobilitare su Prysmian abbiamo messo sul piatto di Goldman Sachs 350 milioni»; quindi, alla domanda se l’investimento potrebbe essere della stessa entità, risponde: «Su un progetto serio, secondo me, sì». A Piazza Affari giornata senza scossoni per il titolo Parmalat, che ha chiuso in rialzo dello 0,59%.

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