Roma - «Obbligazioni Parmalat di proprietà delle maggiori banche, per una valore di circa 200 milioni di euro, furono passate ai risparmiatori nei dodici mesi che precedettero il crack del gruppo, dichiarato il 27 dicembre 2003. La verità sui "Collecchio bond" emerge oggi con dovizia di particolari da un documento inedito - pubblicato da Il Sole 24 Ore - trasmesso dalla Banca d’Italia alla Procura di Parma il 17 novembre 2005 (circa un mese prima delle dimissioni di Antonio Fazio da Governatore)». «L’istituto centrale passa in rassegna, nel documento, le posizioni di Citibank, Intesa, Bnl, Capitalia, Sanpaolo-Imi, Banca Popolare di Milano, Banca Popolare Italiana, Deutsche Bank, Monte dei Paschi e Unicredito Italiano, alcuni dei gruppi bancari che erano più esposti verso Parmalat -scrive "Il Sole 24 Ore"-. Queste banche, il 31 gennaio 2000, avevano in portafoglio obbligazioni Parmalat (e altri prodotti finanziari di società del gruppo) per un totale di 179,6 milioni di euro, un importo che non aveva subito variazioni di rilievo nei mesi successivi, salvo superare il picco dei 200 milioni in due occasioni: il 31 ottobre 2000 e il 28 febbraio 2001.
«A cominciare dal 31 marzo 2001, il valore dei bond di proprietà delle banche era andato calando, e a parte il nuovo massimo di 239 milioni di euro battutto il 31 luglio 2001 aveva continuato a registrare un andamento in discesa fino a raggiungere i 93,7 milioni il 31 maggio 2002».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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