Economia

Parmalat vince alla Consulta e in Borsa

Piazza Affari punta su maxi recuperi: scambiato il 4,7% del capitale

da Milano

In poco più di 24 ore la Corte costituzionale ha respinto l’eccezione di legittimità sulle revocatorie per 7,46 miliardi di euro promosse da Enrico Bondi contro le banche. Una soluzione lampo che ha fatto partire a razzo il titolo Parmalat in Borsa. A metà giornata, in attesa che la notizia venisse resa pubblica, le negoziazioni sono state sospese mentre Parmalat perdeva l’1,23%. Dopo il comunicato diffuso dalla Consulta i prezzi si sono impennati: a fine giornata il guadagno è stato del 7,49% a 2,756 euro. Sono passati di mano più di 77 milioni di titoli, pari a circa il 4,7% del capitale. La bocciatura delle ragioni delle banche ha sorpreso per i tempi, meno per l’orientamento emerso.
Nell’udienza dell’altro ieri l’Avvocatura dello Stato aveva espresso parere contrario all’eccezione di legittimità, con motivazioni che, secondo fonti giudiziarie, avrebbero potuto rappresentare un’indicazione su quella che sarebbe stata la decisione finale. I legali di Hsbc e Monte dei Paschi, capofila delle undici banche che avevano avanzato la questione di legittimità di fronte al tribunale di Parma, avevano avanzato due ordini di obiezioni. La prima riguardava un trattamento disuguale tra la legge Marzano (applicata a Parmalat) e le norme sull’amministrazione straordinaria disciplinata dal decreto legislativo 270 del 1999, che esclude la possibilità di proporre azioni revocatorie nella fase del risanamento dell’impresa. La seconda osservazione riguardava l’effetto distorsivo sulla concorrenza conseguente alla disparità di disciplina.
La pronuncia dei magistrati della Consulta (relatori Romano Vaccarella e Giuseppe Tesauro) sembra chiudere la questione, anche se per le motivazioni bisognerà attendere il mese di maggio. La decisione incide direttamente sul valore della società quotata. L’ammontare della settantina di revocatorie promosse dall’amministratore delegato del gruppo di Collecchio, insieme alle altre cause per risarcimento promosse, rappresentano una buona fetta della capitalizzazione borsistica di Parmalat. Alla chiusura di ieri Parmalat vale 4,5 miliardi. Uno studio di Lehman Brothers, una delle banche d’affari più vicine al gruppo alimentare, attribuiva alle attività industriali un valore di 2,5 miliardi. La differenza è quanto il mercato si attende possa incassare dai procedimenti giudiziari.
Contrapposte, come ovvio, le reazioni alla decisione dei giudici. Mentre la società si è limitata a prendere atto della decisione, il ministro delle Attività produttive, Claudio Scajola, ha espresso soddisfazione: «La pronuncia è stata tempestiva e va nella direzione della trasparenza dei mercati».
«Oggi abbiamo perso una battaglia, ma vinceremo la guerra», ha detto invece Francesco Carbonetti, legale di Bipop Carire. «Il rigetto della Corte concerne comunque un problema pregiudiziale.

Le banche, comunque, sono tranquillissime: vinceranno nel merito davanti al tribunale di Parma».

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