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Parole e visioni sulla fine del mondo

Alla Besana una mostra, quattro pièce teatrali e un ciclo di incontri riflettono sul rapporto arte-mito

«Avvenne un gran terremoto; il sole si offuscò a somiglianza di un gran sacco di crine... Allora i re della terra, i maggiorenti, i capitani, i ricchi, i potenti, tutti, schiavi e liberi, si rifugiarono nelle spelonche e fra le rupi delle montagne, ed alle montagne e alle rupi dicevano: cadeteci addosso, nascondeteci perché è venuto il gran giorno dell'ira e chi potrà resistere?» (Apocalisse 6, 12-17). Fin qui, Giovanni, la Bibbia, e il testo non è certo una novità. Ma era dai tempi di «The day after», l'indimenticabile film per la tv sulla guerra nucleare che scioccò il mondo occidentale nei primi anni Ottanta che non si parlava così tanto di Apocalisse.
Da quando abbiamo varcato la soglia del nuovo millennio incolumi, la paura della fine del mondo invece di allontanarsi si è accentuata. Coadiuvata da una serie di eventi che le cassandre giudicano «sintomatici»: guerre di dominio, accentuazione di integralismi e settarismi.
Ecco perché «La giostra dell'Apocalisse», rassegna di arti visive, musica, teatro e scritture promosso dal Comune insieme ad Outis, Sentieri Selvaggi e Scenaperta, risulta quanto mai tempestiva. A partire da sabato prossimo, alla ricerca di un'arte totale che dia vita al sogno, e all'incubo, della più grande paura del mondo da secoli a questa parte, per nove giorni e nove serate l'interdisciplinarietà sarà protagonista alla Rotonda della Besana, pronta dalle 18 di ogni giorno anche a fornire servizio di caffetteria, e happy hour.
E, come scrive nel catalogo (Silvana editoriale) Lorella Giudici, curatrice della mostra di arte contemporanea in programma tra gli altri eventi, non si poteva trovare migliore collocazione: «Il complesso di San Michele ai Nuovi Sepolcri o Rotonda della Besana (detta anche Foppone dell'Ospedale), una settecentesca chiesa-cimitero (adibita per un certo periodo persino a lazzaretto) a pianta centrale ottagonale, i cui quattro bracci sono percorsi da una serie di colonne che formano al suo interno proprio quella X "chiastica" che segna la simmetria delle sette visioni bibliche di Giovanni».
La mostra comprende opere, tra gli altri, di Marina Abramovic, ConiglioViola, Carla Crosio, David LaChapelle, Michelangelo Pistoletto, Andrés Serrano, Studio Azzurro e raccoglie riflessioni sull'apocalisse celeste e soprattutto su quella terrena, quotidiana, con un occhio a grandi come Michelangelo, Caravaggio e Rembrandt. Gli spettacoli teatrali, quattro come i cavalieri dell'Apocalisse e ambientati nella parte centrale della Rotonda immaginata come un'agorà, riuniranno invece scritture anche inedite di filosofi e narratori, come Baudrillard, Attali, Fois, Trevisan, Morselli, Niffoi, Dorfles e musica (Ensemble Sentieri Selvaggi, Bar Boon Band) sui temi dell'informazione, della malattia, del nulla, della metropoli.

Ci sarà anche spazio per una serie di incontri con «I testimoni dell'Apocalisse»: lungo il porticato della Besana, all'ora dell'aperitivo, Andrea Di Stefano, Andrea Bosco, Angelo Miotto e Luca Doninelli dialogheranno rispettivamente con l'economista Andrea Fumagalli, monsignore Franco Buzzi, direttore dell'Ambrosiana, il filosofo Giulio Giorello e l'architetto Stefano Boeri. Interrotti da quattro corti teatrali «intrusivi» su sentimento, ecologia, droga e incomunicabilità.

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