Anche il Giornale ha deciso di partecipare virtualmente al concorso lanciato dalla Edizioni Noubs ed esibirsi nel racconto dell’ultima notte di Silvio Berlusconi. Un divertissement per strappare un sorriso al Cavaliere e ai nostri lettori e anche (perché no) per allentare la tensione intorno all’incolumità del presidente del Consiglio, messa a repentaglio da proclami folli, lettere minatorie e un clima da caccia alle streghe
di Daniele Abbiati
«Ho ricevuto da me stesso l’incarico di formare il nuovo governo. Potrei forse rifiutare?».
Risata generale. Persino le facce truci dei corazzieri ebbero un piccolo moto d’ilarità. Non era mai successo, nella storia della Repubblica Italiana. Nel senso che non era mai successo né che i corazzieri derogassero al loro obbligo d’essere truci, né (ma questo è un dettaglio) che il presidente del Consiglio e quello della suddetta Repubblica fossero la stessa persona.
«E adesso, signori, vi lascio. Voi capirete, ho un mucchio di cose da fare. Buon lavoro».
Applausi scroscianti. Anche dagli inviati di El País, The Times e La Repubblica. Quest’ultimo era un vero inviato, visto che l’atto di nascita del «Berlusconi VII» non si svolse a Roma, bensì a Villa Certosa Tre, in Sardegna.
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«Trasmettiamo ora, a reti unificate, una puntata straordinaria di Porta a porta. Ospite unico, il presidente della Repubblica e del Consiglio, Silvio Berlusconi. Conduce Bruno Vespa».
La signorina buonasera (che a dir la verità da un bel pezzo era «signora») Noemi Letizia, sciorinando il più malizioso sorriso della sua ormai lunga carriera costellata di successi, dicendo «a reti unificate» intendeva proprio dire «a reti unificate»: cioè Rai Uno, Rai Due, Rai Tre, Canale 5, Italia 1, Rete 4, La7 e TeleMacherio, improvvisamente d’amore e d’accordo.
Alle ore 21 in punto del 29 settembre 2030 Noemi diede l’abituale ditata alla telecamera. Era il segnale convenuto. Sessantacinque milioni di italiani più due milioni di «assimilati» (così si chiamavano allora gli ex clandestini dell’ex Belpaese, rinominato Silviolandia nel 2018) corsero in bagno a lavarsi i denti. Sapevano che Lui non sopportava l’alito cattivo, e sapevano anche che l’intervallo canonico dei tre spot era appena sufficiente per ottemperare all’obbligo di una corretta igiene orale, prima dello show. Poi, alle 21,03, si misero tutti comodi in attesa di abbeverarsi alla Fonte Miracolosa.
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«Rimanda gli spot, cosa ti devo dire? Vedo strani movimenti in studio. Vespa continua a fare il gesto di lavarsi le mani, sai... come fa sempre quando c’è qualcosa di grosso che bolle in pentola... Ma è di un pallido da far paura, sembra Fassino... Hai rimandato gli spot?».
«Sì».
«Be’... mi sa che devi mandarne degli altri. Vespa sta parlando al suo cellulare. Ma... che succede? È diventato rosso di colpo e s’è accasciato sulla poltrona preferita del Presidente... Mi sa che siamo nei guai. Nei guai grossi».
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Alle ore 21,30 del 29 settembre 2030, quando 65 (+2) milioni di italiani, in pieno marasma e crisi d’astinenza presidenziale, dopo essersi sorbiti una ventina di messaggi promozionali fuori programma, rividero affacciarsi ai loro teleschermi la povera Noemi, terrea e tremante come una foglia, non credettero ai loro occhi. E alle loro orecchie.
«Interrompiamo le trasmissioni per annunciare che la prevista puntata di Porta a porta, con ospite unico il presidente della Repubblica e del Consiglio Silvio Berlusconi, questa sera non andrà in onda», proferì la sventurata con un filo di voce prima di svenire.
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Tetradotossina. L’1 ottobre 2030, i sommari e i catenacci di tutti i titoli di apertura di tutti i giornali del mondo riportavano quella terribile parola.
La tetradotossina è peggio del cianuro. E può uccidere anche penetrando nell’organismo per via epidermica. Così era avvenuto, disse l’autopsia. Così qualcuno aveva ucciso il presidente del Consiglio e della Repubblica di Silviolandia. Mani assassine, dichiararono quelli del Ris di Parma, avevano mischiato al cerone con cui Lui era stato truccato, pochi minuti prima di andare in onda, un grammo di quel veleno. Un milligrammo sarebbe bastato, ma i killer vollero andare sul sicuro, e ottenere l’effetto desiderato in pochi istanti.
Naturalmente la prima a essere immediatamente sospettata fu la truccatrice ufficiale di Silvio. Ma il gioco delle testimonianze incrociate la scagionò nel giro di tre ore: si appurò infatti che la donna aveva dimenticato la confezione di fondotinta presidenziale (o qualcuno gliel’aveva sottratta dalla valigetta?), per cui aveva dovuto utilizzarne una, nota bene, già aperta, messa a disposizione da una collega di TeleMacherio. La quale dipendente di TeleMacherio, nel frattempo, si era volatilizzata...
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I funerali di Stato di Silvio Berlusconi, il 2 ottobre 2030, si tennero in Duomo, a Milano, come per Mike Bongiorno ventun’anni prima. Il Comune meneghino, con l’abituale solerzia e lo spirito imprenditoriale che lo contraddistingue, per l’occasione istituì il Put (Pass una tantum): varcare la cerchia dei Navigli costò mille euro pro-capite, bambini e cani inclusi. Fu così che le finanze dissestate dell’amministrazione cittadina vennero riportate d’incanto all’antica floridezza.
Al culmine dell’omelia, proprio mentre il cardinale Paolo Bonaiuti descriveva, con una pausa ogni quatto parole, la «cordiale milanesità» del Presidente, dal fondo della cattedrale si alzò una voce:
«Cribbio, Letizia, te l’ho fatto un bel regalone eh? Non dirai più, adesso, che ti trascuro!».
Era Lui, risorto a miglior vita dopo i canonici tre giorni.