(...) durante l'occupazione nazista, con un soldato tedesco al puro e semplice scopo di colloquiare sovente con lui per così migliorare la lingua tedesca che stava studiando a scuola.
Un mattino, forse a causa di questa grave «colpa», viene prelevato dalla sua abitazione e rinchiuso nel campo di concentramento che i partigiani avevano preparato ai piedi della collina di Gemignano.
Dopo alcuni giorni di assoluto silenzio, la mamma, preoccupata ma assolutamente consapevole dell'innocenza del figlio, prega la figlia di recarsi in quel luogo di prigionia per avere notizie del fratello e per chiederne la scarcerazione.
Purtroppo lo vide! Ma in uno stato talmente pietoso (lividi e percosse in tutto il corpo) da suscitare in lei una rabbia disperata ed una violenta reazione nei confronti di chi aveva commesso quel misfatto.
Fu la sua fine! Venne presa forzatamente, picchiata e stuprata sul posto.
Il fratello, tragicamente presente, alla vista di quello turpe spettacolo, con quella forza della disperazione che, solo in certi casi si può appropriare di un uomo, riuscì a strappare il mitra dalle mani di un altro partigiano e ad uccidere lo stupratore.
Inutile dire che i due fratelli vennero uccisi barbaramente sul posto.
Riposano entrambi nel Cimitero della Biacca di Bolzaneto ove, ogni tanto, una mano pietosa posa un fiore ed accende un lumicino sulla loro tomba.
P.S. Qualcuno si chiederà come il sottoscritto possa essere a conoscenza di quel tragico avvenimento.
Ebbene, dopo qualche anno dall'accaduto, un partigiano presente allo scempio e, forse preso da un tardivo rimorso, lo raccontò, per filo e per segno a mio padre ed io, ovviamente, sono stato in grado di poterlo riferire, anche per ricordare, nel tragico anniversario della loro morte, quei due ragazzi, (e la violenza subita dalla sorella) vittime di quell'odio che, da una parte e dall'altra, ha insanguinato per troppo tempo la nostra Italia.