da Torino
Sul terreno dello stadio Olimpico, quando le 15 sono passate da pochi minuti, restano i 400 bambini delle scuole calcio della Juventus, convocati per festeggiare il record di presenze di Alessandro Del Piero con la maglia bianconera.
Felici e contenti, perché per loro il sogno è poter calpestare lerba sulla quale di solito si esibiscono i campioni veri. Cantano «Ale, Ale», ma Del Piero non arriva. Intonano anche linno italiano, imparato probabilmente per loccasione e comunque non sbagliano una strofa che sia una. Fanno anche la ola, invitati dai loro istruttori. Avrebbe dovuto e potuto essere una festa vera, insomma, cui si sarebbero successivamente aggiunti filmati celebrativi, applausi, cori, incitamenti, targhe e riconoscimenti. Invece, in un modo o nellaltro, gli stessi istruttori o i loro genitori avranno poi spiegato ai ragazzini che Juve-Parma non ci sarebbe stata. E chissà se qualcuno avrà avuto il coraggio di raccontare loro apertamente la cruda verità, ovvero che si può trovare la morte in un autogrill pochi minuti prima del fischio di inizio di una partita di pallone. A quellora i tifosi più grandicelli se ne erano invece già andati quasi tutti. Delusi e arrabbiati per unaltra domenica in cui il calcio era stato confinato ai margini, da protagonista centrale che avrebbe dovuto essere. Tifosi umanamente vicini alla famiglia e agli amici di Matteo Bagnaresi, ma anche nella stragrande maggioranza dei casi convinti che Juve-Parma si sarebbe dovuta ugualmente giocare. Quando nella sala conferenze dello stadio Olimpico i presidenti delle due società, Cobolli Gigli e Ghirardi, annunciano ufficialmente che il match non sarebbe stato disputato, dalle vetrate filtrano commenti poco oxfordiani nei confronti dei due numeri uno. I quali però non ammettono repliche: «È mancato un ragazzo di nemmeno 28 anni che stava raggiungendo Torino per assistere a una partita di calcio. Ci sembra doveroso, di fronte a un lutto di questa gravità, fermarci responsabilmente. Qualcun altro non lo avrebbe fatto? Noi agiamo secondo coscienza». «È stata una disgrazia - ha aggiunto Ghirardi -, ma Bagnaresi era uno dei nostri Boys (che sarebbe tornato ieri a vedere una gara dopo tre anni causa diffida, ndr) e io ringrazio la Juve per la disponibilità dimostrata».
Punto e fine della trasmissione, anche se si tratta di «una tragica fatalità». Il calcio a Torino si è fermato di nuovo, come già accaduto il 15 dicembre 2006 quando a morire furono Riccardo Neri e Alessio Ferramosca, due ragazzi delle giovanili bianconere annegati nel Centro Sportivo di Vinovo, a due passi dalla città.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.