E se le manovre leghiste sul vicesindaco fossero un diversivo? Fra gli alleati si fa largo una lettura precisa degli stop and go che arrivano dal Carroccio; una lettura che si direbbe ispirata alla massima del «non credo alle voci su di me, perché le metto in giro io». Secondo questa analisi maliziosa, candidature e plateali bocciature sarebbero orchestrate scientemente da via Bellerio, che punta per altre vie al cuore del potere milanese.
La premessa di tutto è la crescita elettorale. Fra poco più di due mesi si potrà misurare la strada fatta dal Carroccio, ma una consistente avanzata - sondaggi alla mano - è data per certa. Se Milano oggi è il vero punto debole per la Lega nello scacchiere del Nord lo si deve anche a un magrissimo bottino di voti portato a casa nel 2006, quando gli uomini di Bossi raccolsero «appena» 22mila voti, neanche il 4%. Voti che alle Regionali 2010 sono schizzati al 14,5%, più che triplicando. Daltra parte il trend lombardo è quello, e in 5 anni ha portato a una crescita robusta ovunque, dal 15% (meno di 700mila voti) al 26 (oltre un milione).
Il vero punto politico è: come si tradurrà questo consenso nelle stanze dei bottoni? Ai piani alti del Pdl si sono fatti lidea che il vero obiettivo non sia il posto di numero due a Palazzo Marino. Anzi: in vista ci sarebbe una vistosa, generosa rinuncia; un «gesto di responsabilità» per trovare «la quadra» nella nuova giunta - specie se falcidiata dal taglio delle poltrone. Ma in cambio di cosa? Linteresse di via Bellerio si starebbe indirizzando verso «Milano ristorazione», «Milano sport» (con quel che significherebbe anche in termini di movimento sportivo «padano») ma avrebbe puntato gli occhi soprattutto verso uno dei giganti milanesi: Atm o Amsa. Insomma larea ex An sarebbe messa di fronte a unalternativa: o De Corato o lamministratore di una grande società.
Questa ipotetica manovra si inserisce in un contesto milanese in cui un «big» come Roberto Maroni si muove con sempre maggior abilità e autorevolezza, coltivando rapporti di collaborazione - e collezionando attestati di stima - in mondi non proprio marginali come lUniversità cattolica e lAssolombarda. E anche la recente sfida sul Trivulzio - con Riccardo De Corato a ricordare i posti di responsabilità occupati da leghisti nel cda della Baggina - da molti è stata interpretata come il primo capitolo di un libro tutto da scrivere: una sfida ad armi (quasi) pari nel prossimo mandato amministrativo di Letizia Moratti.
Un colosso milanese come Amsa o Atm, poi, per la Lega sarebbe lennesima tessera di una puzzle che si fa sempre più composito e interessante. Basta allargare lo sguardo per farsene unidea. Lassessorato regionale alla Sanità è nelle mani del leghista Luciano Bresciani, con la grande partita delle nomine nelle asl, ed è solo la punta delliceberg. LIndustria è governata dal vicepresidente Andrea Gibelli, altro piatto forte sfilato ai formigoniani. Giuseppe Bonomi presidente di Sea (Malpensa e Linate) vale almeno un altro assessorato di peso. Ma unaltra partita apertissima, e sempre più scoperta, è quella che si gioca su Pedemontana. Dietro le plateali bacchettate che il viceministro Roberto Castelli ha indirizzato al Pirellone ci sarebbe una contesa con larea Cl.
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