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UNA PARTITA, TRE SFIDE

Germania-Italia, semifinale di coppa del Mondo, si gioca in tre mosse e in altrettanti duelli. Non c’è differenza alcuna sul piano della fatica: entrambe le squadre provengono dallo stesso numero di partite, carichi di lavoro identici, forse Lippi è quello che ha fatto maggiormente ruotare di più i suoi 23, tutti utilizzati, tranne i due portieri di riserva Peruzzi e Amelia, anche se qualcuno, tipo Oddo per esempio, solo per sentire il profumo del mondiale e basta. La fatica non conta, dunque. Conta invece l’organizzazione tattica e alcuni dettagli operativi. La storiella dei «pizzini» passati dal preparatore dei portieri a Lehmann prima dei rigori, la dice lunga sulla cura, maniacale, dei dettagli. Sono alla pari, insomma. E allora Germania-Italia si decide subito in attacco: chi ha l’occasione al volo, deve coglierla. I movimenti laterali di Toni e gli arretramenti tattici di Totti possono aprire qualche varco per Camoranesi, recuperato nell’ultimo test utile e in grado di chiedere e prendere palla, partendo nell’uno contro uno che scombussola ogni schema. L’organizzazione della fase difensiva è un’altra delle questioni che possono scavare il vallo tra tedeschi e azzurri. Prendete l’amichevole di Firenze del 1° marzo: due reti nei primi 10 minuti fecero vacillare i bianchi di Germania.

Questa volta Lippi deve temere esattamente il contrario: la partenza sprint dei rivali.

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