Partiti in Rolls Royce e tornati in carriola

S i accendono le luci del monastero davanti all’Escorial dove pazienti amanuensi registrano la prima sconfitta italiana, su 12 partite agli europei, contro la Germania. Carlo Recalcati sembra pronto a battersi per conservare il contratto che durerà fino al 2009, europei in Polonia, perché se stuzzicato proverà a tirare con la fionda su chi lo ha fatto partire in Rolls Royce e poi ha chiesto a lui i motivi per cui la presunta nazionale più forte di sempre era diventata una carriola.
Fuori dall’Europa che conta, anche sul campo, oltre che nel resto, fuori dalle Olimpiadi e vedrete che i dirigenti di società si fregheranno le mani perché avranno più tempo per ignorare i problemi dei giocatori di scuola nazionale, non si sa bene se prendersela con qualcuno o con tutti. Che questa nazionale dei presunti talenti fosse nata con troppo gas nella pancia era evidente, poi ci sono stati infortuni che hanno mandato in confusione anche i tecnici che non hanno capito cosa succede, per interesse, quando in una squadra i parenti serpenti sono nascosti negli angoli di un gruppo esageratamente allargato anche in preparazione.
La perdita di Mason Rocca ha reso più evidente la distanza di consistenza atletica fra i lunghi italiani e il resto della terra fino a quella del Fuoco. L’incidente a Gengis Gallo, che permetteva variazioni al tema difensivo, ha mandato tutti nel pallone. Ci hanno messo troppo a ritrovare una strada che andasse bene ai nuovi principini e a quelli che, come nelle sfilate militari, pretendevano comunque il palco.

Nel conflitto su chi dovesse dare la palla a chi, nella lotta psicologica ed ipocrita sul riconoscimento dei valori, palla ai buoni, no palla a chi è libero perché la nazionale ha tutti bravi attaccanti, ha fatto smarrire l’idea che la povertà impone, prima di tutto, preghiere e difesa. Non sono riusciti a nascondere il malessere, fingevano tutti e adesso piangono tutti.

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