Politica

Il partito democratico agita lo Sdi e Boselli mette in guardia i Ds

È polemica sull’asse Veltroni-Rutelli. Il leader socialista: «Inaccettabile l’intesa con la Margherita spesso in linea con la Cei»

da Roma

Ultimi fuochi di visibilità nell’Unione. Fuochi «amici», ovvero tra alleati. Attivissima la Rosa nel pugno, determinata a rosicchiare voti (soprattutto) a Ds e Rifondazione. Il rilancio del Partito democratico, da far partire «con urgenza» secondo Rutelli e Veltroni, induce il socialista Enrico Boselli a chiedere conto ai Ds dello stretto abbraccio con un partito «confessionale» come quello di Rutelli. «Non facciamo polemiche astratte con i Ds sulla laicità - insiste Boselli -, ma vogliamo porre questioni strategiche di prim’ordine che riguardano l’intera sinistra. Chiediamo se ci possa essere un’accettabile intesa con un partito, la Margherita, che si è posta ripetutamente in sintonia con le posizioni della Cei, come dimostra da ultimo l’intervista di Rutelli sul rifiuto dei Pacs e com’è stato reso evidente dalla candidatura della professoressa Binetti... Su questa importantissima questione, il segretario Fassino non risponde...».
Ma non è soltanto l’ala laica dell’Unione a dissentire con l’attuale impostazione del Partito democratico. Contro il progetto da tempo si è dichiarato uno dei leader della sinistra interna della Quercia, Cesare Salvi, che ricorda come la nascita del Partito democratico sarà decisa «a tempo debito, e dopo approfondito dibattito, dagli iscritti ai Ds. Nel frattempo sarebbe opportuno che tutti i dirigenti del centrosinistra si impegnassero fino in fondo, in questi ultimi giorni di una difficile campagna elettorale, per battere Berlusconi e vincere le elezioni». La fretta di Rutelli e Veltroni di egemonizzare l’Ulivo non è buona consigliera. Anche perché ci sarà da fare qualche conto sui risultati elettorali di Ds e Margherita. Non basterà valutare solo se la somma dei voti ottenuti dalle due liste al Senato, dove si presentano divise, sarà uguale o superiore a quella ottenuta dal listone Ulivo alla Camera, ma andrà valutata anche la differenza di voti che separa i Ds dalla Margherita. Un «gap» notevole farebbe risorgere i sospetti e le contrarietà in seno ai dielle, poco propensi a un’annessione da parte dei Ds. Certo è che Rutelli cerca di coniugare il messaggio elettorale di «dare forza» all’Ulivo per «dare un contributo a Prodi e alla stabilità, creando un baricentro per il futuro governo», con la prudenza: «Però ora intanto vinciamo le elezioni...». L’arma del Partito democratico sembra a doppio taglio, e dà spazi di visibilità agli amici-avversari. Così anche Clemente Mastella scorge «nell’abbraccio Rutelli-Veltroni una versione romano-centrica e generazional-centrica del Partito democratico». E ribadisce di «essere molto dubbioso o scettico: o prevarrà questa versione romano-centrica oppure, come dice De Rita, una versione gramsciana, ma tutto dipenderà da chi avrà l’egemonia...».
In tanto bailamme attorno al Partito democratico, la Rosa nel pugno continua a volersi ritagliare anche qualche pizzico di visibilità ai danni di Bertinotti. L’impossibilità materiale di ottenere un confronto Pannella-Bertinotti prima del voto, come anticipato da il Giornale due giorni fa, provoca sentimenti alterni ai diversi leader radicali.

Mentre Emma Bonino rassicura sulle buone intenzioni dei proponenti e sull’idea che il confronto si riuscirà a fare (ma in futuro), Capezzone e Pannella accusano Bertinotti di «fornire quotidianamente a Berlusconi, suo compagno di merenda, armi contro Prodi».

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