Partito democratico Parisi: "Sfido Walter, no ai candidati unici"
Svaniti gli altri concorrenti ds, nell’Unione c’è chi punta a una soluzione "alla Blair" per sostituire Prodi in corsa
Svaniti gli altri concorrenti ds, nell’Unione c’è chi punta a una soluzione "alla Blair" per sostituire Prodi in corsa
Da quando il primo cittadino di Roma ha iniziato il suo percorso (che domani lo porterà all’incoronazione di Torino) infatti è stata proprio l’ala più ulivista della Margherita a lanciare diversi messaggi di apprensione per «il meccanismo unanimistico» che si sta creando in vista delle primarie del 14 ottobre. Un giorno prima della candidatura di Veltroni erano almeno sei i potenziali corridori, molti dei quali, fra l’altro, iscritti al suo stesso partito. Un minuto dopo tutti i pretendenti hanno ritirato la propria candidatura o l’hanno messa in stand by, preoccupati dell’accoglienza a Veltroni. Il caso clamoroso, che illuminava tutti gli altri è quello del capogruppo al Senato Anna Finocchiaro, che persino lo stesso giorno del «grande annuncio», spiegava dalle colonne de La Stampa, che lei era già candidata, e che un eventuale presenza di Veltroni sarebbe stata «una fra le tante».
In 24 ore, dopo aver capito che la Quercia, rispondendo a un vecchio riflesso condizionato sosteneva «Walter», la Finocchiaro cambiava marcia e andava persino a trovarlo in Campidoglio: «Non mi candido più, dietro di lui c’è un consenso più forte». Pazzesco, ma vero.
Ecco perché Parisi motivava così il suo niet: «Non lo farei per un astratto principio democraticistico - afferma il ministro - ma per la piega unanimistica e plebiscitaria che, come era prevedibile, ha preso la candidatura di Veltroni a causa della investitura da parte dei vertici dei partiti». E la critica di Parisi non si ferma qui: «Ci manca solo - aggiunge lo storico braccio destro di Prodi - che dietro Veltroni si nasconda ora una pluralità di liste delle correnti di partito distinguibili tra loro solo in nome delle provenienze passate o dei personalismi presenti e la frittata è fatta. Il Partito democratico, fondato sul superamento delle appartenenze passate e sulla partecipazione determinante dei cittadini, sarebbe di nuovo rinviato. Ma - conclude il ministro della Difesa - non deve finire così».
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