Partito democratico a pezzi: in Umbria la sanitopoli spazza via l’assessore

I pm di Perugia indagano su nomine pilotate e concorsi truffa. L’amministratore Pd lascia. La governatrice: colpa della stampa. Il Pdl: "Da sempre qui la sinistra smista posti di lavoro in cambio di voti

Partito democratico a pezzi: in Umbria 
la sanitopoli spazza via l’assessore

Roma La sanitopoli umbra si allarga, arrivano altre dimissioni eccellenti e - per la prima volta nella storia della Regione più rossa d’Italia - sembra veramente che a qualcuno sia venuta voglia di alzare il velo su un sistema fatto di assunzioni con la corsia preferenziale a beneficio degli amici; lotte di potere senza esclusione di colpi, tutte dentro il partito che governa la regione da sempre; e affari privati che passano per le amministrazioni locali.
Tutto è partito da un’inchiesta della procura di Perugia sulla gestione della sanità nella passata legislatura (quando la Regione era guidata da Maria Rita Lorenzetti) che presto si è allargata su un una rete di rapporti di potere, per lo più incentrata su Foligno. All’inizio di ottobre arrivano avvisi di garanzia a una ventina di politici locali con l’accusa di peculato, presunti «illeciti rapporti tra soggetti privati con dirigenti amministrativi pubblici». Tra gli indagati Maria Gigliola Rosignoli, presidente di Agenzia umbra sanità, l’ente che si occupa degli acquisti per gli ospedali, che è la prima a dimettersi. Avvisi di garanzia anche a un consigliere regionale, al sindaco di Foligno.
Ieri le dimissioni, a sorpresa, dell’assessore regionale alla Sanità, Vincenzo Riommi. Nei giorni scorsi alcuni quotidiani locali avevano scritto che il suo nome compare in alcuni atti dell’inchiesta, ma ieri la procura ha fatto sapere che l’assessore (che era il responsabile del Bilancio nella precedente giunta) non è tra gli indagati. Decisione sofferta, mal digerita anche dalla governatrice Catiuscia Marini, come emerge dal comunicato che ha annunciato le dimissioni, nel quale si parla di «una campagna di stampa che tende a delegittimare» Riommi.
Ma a far tremare la politica umbra, più che gli avvisi di garanzia, sono le intercettazioni telefoniche che stanno cominciando ad uscire. La prima, riportata ieri dal Messaggero, riguarda due delle principali indagate. In particolare una telefonata tra la Rosignoli - che è tuttora amministratrice della Asl 3 dell’Umbria - e Sandra Santoni, ex braccio destro della Lorenzetti quando era alla guida della giunta (ora è presidente di Italferr del gruppo Fs). Oggetto del colloquio proprio il nuovo incarico per la collaboratrice della Lorenzetti. Finito l’incarico politico alla Santoni non rimaneva che il posto al Comune di Foligno. Rosignoli cerca di trasferirla all’Asl di Foligno (dove ora effettivamente lavora). «La delibera è pronta, tutto è fatto, bisogna lavorare sul concorso». Santoni però lamenta che se la fa andare là, con 1.500 euro (al mese, ndr) poi non sa «cosa mangiare». In attesa del concorso, la manager annuncia alla collaboratrice che le affiderà un «quindici septies», cioè 15 assunzioni a tempo determinato a chiamata diretta. Con quelle «da noi vieni a prendere sulle tremila, tremila e cinque». «In questo modo - risponde finalmente soddisfatta la Santoni - campo e campo bene». I piani prevedevano un incarico amministrativo da dirigente. Ma Santoni ha una laurea in filosofia e proprio non si può. Quindi, pianifica la Rosignoli, «devi fa’ solo il concorso per l’Urp (ufficio per le relazioni con il pubblico, ndr)».
Altre telefonate stanno per uscire. E a quanto pare, sarà un festival della politica con la “p” minuscola, tra pugnalate alle spalle, cordate, tradimenti e grandi strategie. Il tutto in una Regione che conta 800mila abitanti, ma può vantare un apparato amministrativo che, per dimensioni, basterebbe a governare un piccolo Stato. La conferma di una «prassi ormai consolidata di una sinistra che promette e smista posti di lavoro in cambio di voti e preferenze in occasione di appuntamenti elettorali», ha commentato Massimo Monni, coordinatore del Pdl provinciale.

«La vicenda di Riommi è solo la punta dell’iceberg», assicura Fiammetta Modena, portavoce del centrodestra, che alle passate elezioni si è candidata contro Catiuscia Marini, puntando proprio sulla fine di un sistema di potere. Che scricchiola, perché non può più tenere tutti dentro.

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