Un partito di matti

La mancata presentazione della lista in tempo utile è il grottesco risultato degli equilibrismi per accontentare gli ex Forza Italia e gli ex An. Che creano un mostro burocratico e inefficiente

Dicono che i carabinieri vadano in giro in due perché uno sa scrivere e l’altro sa leggere (falso ma divertente). Anche il Pdl, i suoi, li manda in giro sempre in due. Entrambi si presume abbiano i rudimenti della lingua scritta e parlata, viaggiano in coppia per un altro motivo: uno è ex di An e uno è ex di Forza Italia. Si marcano a vista perché è vero che il partito è unico ma fidarsi è bene e non fidarsi è meglio. E a furia di marcarsi e controllarsi a vicenda i nostri eroi si incartano e dimenticano l’obiettivo. Questo è proprio quello che è successo a Roma dove, caso senza precedenti nella storia, il maggior partito del Paese, cioè il Pdl, rischia (al momento è una certezza) di non partecipare alle prossime elezioni regionali in quanto i due inviati speciali del potente Pdl sono arrivati fuori tempo massimo a consegnare le liste elettorali. O meglio, erano arrivati in tempo ma poi, mentre aspettavano il turno, sono usciti un attimo per motivi misteriosi e probabilmente indicibili.

I Gianni e Pinotto, o se preferite Stanlio e Ollio, che hanno fatto ricoprire di ridicolo l’uomo che dell’efficienza ha fatto la sua bandiera, tale Silvio Berlusconi, si chiamano Alfredo Milioni, caporale di Forza Italia, e Giorgio Polesi, sergente di An. Ma se il Pdl perderà le elezioni in Lazio non lo deve solo a loro ma anche ai rispettivi capi e mandanti che, come i due e i carabinieri, viaggiano ovviamente in coppia. Parliamo del coordinatore regionale Vincenzo Piso, deputato, area An, marcato a vista dal vice coordinatore Alfredo Pallone, Forza Italia, eurodeputato. E del capo cittadino Gianni Sammarco, deputato, Forza Italia affiancato dal controllore Luca Malcotti, An, consigliere comunale. Un vero trust di onorevoli cervelli, messo lì in rispetto a tutti i codici e cavilli dello statuto del Pdl che più che garantire gente giusta al posto giusto si occupa di garantire equilibri interni tra forzisti e aennini e relative correnti. Maledetto manuale Cencelli e belli i tempi in cui un gruppo di inesperti e disperati signori mise in piedi un partito con le armi della velocità e dell’efficienza. Lo chiamarono Forza Italia, gli snob lo ribattezzarono «partito di plastica» in segno dispregiativo. In effetti era leggero, inaffondabile, poco costoso.

Per questo vinse.

Ora, i soloni del partito strutturato democratico e lottizzato, sono lì a urlare che l’esclusione della lista è un attacco alla democrazia, a elemosinare l’intervento di giudici e di Napolitano (ma non erano entrambi nemici?). Ma quale attacco, meglio sbaraccare quel mostro burocratico che si sta creando fino a che si è in tempo, fare un atto di umiltà e chiedere una grazia. Chissà mai che arrivi.

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