«Il partito del Sud? Così si rischia il suicidio politico»

Roma«Il partito del Sud sarebbe la risposta sbagliata a un’esigenza interpretata male».
A cosa allude, ministro La Russa?
«La questione del Meridione va inserita all’interno di un contesto nazionale. Guai se si pensasse di affrontarla in contrapposizione con le regioni più forti e produttive del Paese, come una sorta di sindacalismo e controparte che si scontrano. Sarebbe sbagliato culturalmente, ma anche perché nello scontro, tra vasi di ferro e vasi di coccio, avrebbe la peggio il Sud».
Scelta controproducente.
«Già. E andrebbe a nozze solo la parte più estremista della Lega, guidata invece da una classe dirigente pronta a lavorare nel governo senza contrapporsi agli interessi nazionali».
Tra i quali rientrerebbe il Sud?
«È ovvio. E spetta adesso al Pdl o all’esecutivo, o a entrambi, trovare i modi giusti per far emergere le strutture idonee in cui analizzare la questione».
A quali strutture si riferisce?
«Spetterà a Berlusconi prendere la decisione finale. Oggi (ieri, ndr) ne abbiamo discusso durante la riunione del coordinamento nazionale, allargata ai capigruppo in Parlamento e ai loro vice. E in quella sede abbiamo messo in campo una serie di ipotesi, dalla consulta a un organismo governativo, per rendere manifesto che il Sud è un problema nazionale che riguarda tutti gli italiani. Perché da una migliore condizione economica avrebbe beneficio l’intero sistema Paese, in termini di consumi e produzione».
Tra le ipotesi figura pure la cabina di regia per gli investimenti?
«Non ne abbiamo parlato. In ogni caso, saremo in grado di rispondere - come finora abbiamo sempre fatto, ma stavolta con una maggiore visibilità - alle necessità del Sud. Da considerarsi, ripeto, come un problema centrale della nazione».
Insomma, bocciatura piena per il partito del Sud.
«Guardi, per quanto riguarda il Pdl, vorrei ricordare che abbiamo già fatto un percorso di semplificazione del quadro politico italiano, unendo Forza Italia e Alleanza nazionale e facendovi confluire pure altre formazioni più piccole. Adesso, dare il via libera alla nascita di un altro soggetto, significherebbe far avviare un percorso opposto al nostro. Per capirci, sarebbe un suicidio politico, un’inversione di tendenza che non c’è e che nessuno vuole. Detto questo... ».
Prosegua.
«Ciò non vuol dire che il tema non vada manifestato in maniera più visibile, come ha detto in maniera autorevole Berlusconi e, in modo più sintetico, il sottoscritto. È necessario nonostante, non dimentichiamolo, noi abbiamo già fatto di più per il Sud rispetto ai precedenti governi. Poi, se si affronta la questione Fas, è giusto che il problema sia visto nella maniera più corretta».
E quale sarebbe?
«Da siciliano, sarei il primo a saltare in groppa a chi volesse togliere soldi che spettano al Sud. Ma questi fondi servono per investire nelle infrastrutture e non per coprire eventuali buchi di bilancio nella sanità o così via. Poi, è vero che abbiamo dato una certa frenata, ma solo perché non c’erano le condizioni necessarie. E in ogni caso, spetta al governo e a Berlusconi verificare quando ci siano le garanzie».
Cosa c’è, allora, dietro il partito del Sud? Solo interessi personali per una maggiore visibilità?
«Senta, non butto la croce addosso a nessuno, anche perché io credo che i vuoti si riempiono sempre. E, senza voler entrare nel merito né attribuire responsabilità politiche, se Miccichè e Alfano non hanno trovato un’intesa, non significa che il primo sia il paladino del Sud e il secondo del Nord. I ritardi ci sono, ma il problema, come dicevo, non è tra Nord e Sud. Semmai, i contrasti derivano da un problema tutto siciliano, dal rapporto conflittuale tra Raffaele Lombardo e la sua maggioranza, a cui bisogna cercare di dare una risposta».
A proposito di Sicilia, si legge che domani (oggi, ndr) lei sarà a Giardini Naxos per un incontro con i vertici regionali?
«Ho letto anch’io, ma non ho mai contato di esserci, non era previsto. E poi, si vota la fiducia al decreto anticrisi».
Parentesi. Come giudica lo strumento utilizzato dal governo?
«I contenuti inseriti sono giusti. La fiducia rappresenta un meccanismo previsto e il decreto è stato ammesso al voto. Tutto il resto sono chiacchiere».
Chiusa parentesi. Sabato, a Palermo, si riuniranno alcuni «finiani e autonomisti berlusconiani», come si definiscono gli organizzatori in un lancio d’agenzia, in un convegno dal titolo «Pdl Sicilia»...
«Premessa: chi ha bisogno di definirsi finiano vuol dire che vuol far dimenticare che non lo è stato sempre o, peggio, di esserlo diventato da poco. In ogni caso, credo sia sbagliato andare avanti con ottocentesche logiche correntizie da vecchia tipologia di partito. Ben venga, invece, se si tratta di un approfondimento culturale».
Carmelo Briguglio, vicecapogruppo del Pdl alla Camera, annuncia che in quel contesto si discuterà dell’ipotesi di dotare il partito siciliano di uno statuto speciale. Cosa ne pensa?
«Non credo ce ne sia bisogno.

Semmai, bisognerebbe prendere esempio dal Pdl in Lombardia, dove vi è una coesione dieci volte superiore, grazie alla quale si è in grado di gestire le decisioni in maniera autonoma».
In chiusura, torniamo a Roma. C’è chi ipotizza una sostituzione all’interno del triumvirato di cui anche lei fa parte.
«Rispondo così: io parlo solo di cose serie... ».

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