«Con il partito unico resterei nella storia»

«L’euro di Prodi ha raddoppiato i prezzi. In arrivo 20 dazi»

Stefano Filippi

nostro inviato a Bolzano

Silvio Berlusconi brinda con una magnum di spumante alla vittoria, intona «Fratelli d’Italia», si tuffa tra la gente, si sgola contro i contestatori e avverte gli alleati: il partito unico si farà, una squadra di persone è già al lavoro, e sarà la chiave della vittoria elettorale. «Non credo si possa continuare con la stessa coalizione e gli stessi metodi usati fino adesso»: lo grida dal palco di piazza della Vittoria a Bolzano, luogo simbolo di una città simbolo. È atterrato nel capoluogo dell’Alto Adige per festeggiare lo storico successo di Giovanni Benussi, primo sindaco di centrodestra dal dopoguerra, nella spianata che il centrosinistra intitolò alla Pace e un referendum riportò al vecchio nome.
In questa piazza gremita da cinquemila persone, in un pomeriggio torrido, il premier riceve l’abbraccio della città, a sua volta la elettrizza e lancia il centrodestra verso la lunga campagna elettorale. «Bolzano ha assunto la statura emblematica della riscossa partita da Catania - dice - che ci porterà, noi dell’Italia moderata, a tornare alle elezioni in testa per garantire quella continuità di governo che nel passato è mancata e che noi abbiamo avuto l’orgoglio di assicurare a questa legislatura».
I SUCCESSI. Berlusconi elenca i successi dell’esecutivo, le promesse fatte e mantenute: pensioni, infrastrutture, occupazione, sicurezza. «Non abbiamo mai messo le mani nelle tasche degli italiani, anzi abbiamo cominciato a ridurre le imposte e continueremo a farlo - assicura - mentre Prodi ha portato gli italiani a pagare di tasse quasi il 50 per cento del prodotto interno. Avremo uno stato più moderno ed efficiente, con 120mila dipendenti pubblici in meno a carico dei cittadini. Abbiamo ridato all’Italia il ruolo internazionale che le compete, abbiamo riscoperto l’orgoglio di appartenere al nostro popolo e vivere in questo Paese straordinario».
LE DIFFICOLTÀ. Il premier non nasconde le difficoltà: il terrorismo, le guerre, la crisi economica europea, un’opposizione «che non si comporta come secondo noi dovrebbe comportarsi in una democrazia», un «sistema dei media che contro di me usa solo l’ironia se non lo stravolgimento della realtà. Quando alle due e mezzo di notte, al termine delle mie giornate di lavoro, leggo le prime edizioni dei giornali mi cadono le braccia». E soprattutto «l’euro di Prodi»: «Ha raddoppiato i prezzi - tuona Berlusconi - impedisce di usare le vecchie misure di politica economica come la svalutazione e il cambio troppo alto con il dollaro costringe ad acquistare beni come il petrolio più cari del 50 per cento rispetto a tre anni fa». Vale per tutti i Paesi con la moneta unica, «ma soprattutto per noi - rileva il premier - esportatori di prodotti che la Cina ci rimanda qui copiati e a prezzi irrisori. Noi abbiamo l’unico potere di fare pressione sulla Commissione europea. Sono pronti dazi per venti differenti prodotti, mentre sono già stati posti sulle magliette. Risultati dovuti soltanto all’azione del governo italiano».
IL PARTITO UNICO. Ma gli intoppi maggiori sono venuti dall’interno: «Siamo una coalizione di sei partiti, abbiamo operato bene ma potevamo fare più cose e più in fretta se questo o quell’altro alleato di volta in volta non avessero posto un veto. È una situazione comune alla sinistra. Purtroppo non c’è una regola che faccia applicare il principio della democrazia anche all’interno delle maggioranze: per esempio, se quattro partiti su sei sono d’accordo su una cosa, gli altri la accettano. Da qui nasce il mio progetto: un solo tetto per tutti i moderati d’Italia, in cui confluiscano le sei formazioni della Casa delle libertà e tutti coloro che non stanno con la sinistra».
Berlusconi disegna a larghi tratti la struttura del nuovo movimento: «Stiamo lavorando a un manifesto con princìpi e valori, alle regole di funzionamento, allo statuto e a un programma unico, netto, positivo. Non vogliamo seguire esempi stranieri, come i repubblicani negli Usa o il Ppe; sarà invece una forza politica disegnata sulle esigenze degli italiani. Essa sceglierà i suoi protagonisti al proprio interno, senza un leader prestabilito, ma con metodo democratico e assoluta trasparenza designerà chi deve salire alle varie cariche dello stato: presidenza della Repubblica, presidenza del consiglio, Camera, Senato, ministeri, gruppi parlamentari. Sarei felicissimo se la mia avventura politica si concludesse con la realizzazione di questo grande sogno. Lo dico senza modestia: mi basterebbe e mi farebbe entrare nella storia del Paese. Sono comunque a disposizione se ci fosse ancora bisogno della mia persona».
LA CONTESTAZIONE. Un gruppetto di autonomi non ha smesso di urlare, fischiare e sventolare bandiere dell’Inter, che pure è la squadra per cui tifa il sindaco Benussi. «Vedrete che i giornali faranno i titoli sulla contestazione e non sull’abbraccio di Bolzano», ha ironizzato Berlusconi. Che poi ha raccontato un aneddoto: «Ho portato alla mia mamma dei fiori per il suo compleanno dicendole: “Sono i fiori che gli italiani che mi vogliono bene mandano a me, però c’è una parte dell’Italia che non mi vuole bene. C’è gente che quando mi vede mi mostra il dito medio”.

E la mamma mi ha risposto: “Voleva dire che sei il numero uno...”». Berlusconi ha ripetuto il gesto davanti a tutti. Ma più tardi se n’è pentito: «Sicuramente qualcuno lo estrapolerà e si dirà che sono un uomo volgare che compie gesti volgari».

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