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Passamonti dice basta al dirigismo

Passamonti dice basta al dirigismo

Filippo Grassia

Sul futuro dei giochi e in particolare delle scommesse, Massimo Passamonti, presidente di Sagisport, punta sulla concertazione per arrivare a una strategia condivisa dai Monopoli e dai concessionari: «La piccola storia di questo settore racconta con chiarezza che il dirigismo non porta a nulla, basta voltarsi indietro per rendersi conto della sua inefficienza. I cambiamenti vanno portati avanti d’accordo con quegli operatori che hanno creato un mercato di 1300 miliardi di euro partendo da zero e, cosa non da poco, rischiando in proprio. Ma nessuno se lo ricorda. Se vogliamo giocare una grande partita alla luce del sole, anche per smascherare certi interessi sotterranei e spazzarli via, dobbiamo puntare sulla convocazione degli Stati Generali. È l’unico modo per confrontarci alla pari, capire e far capire cosa vogliamo per chiudere la questione prima di entrare nel semestre bianco».
È da tempo che si parla di allargare la rete e di gioco telematico. Possibile che siamo ancora a questo punto?
«Vero, anzi verissimo. Che ci sia l’esigenza di aprire nuove agenzie, specialmente nelle migliaia di comuni scoperti, e permettere ai giocatori di scommettere con la maggior comodità possibile, è cosa arcinota. Ma nessuno conosce davvero le intenzioni dell’Aams che non ha aperto un confronto vero e proprio, del genere, mettiamoci attorno a un tavolo per una settimana, un mese, e poi tiriamo le conclusioni, ma porta avanti una riforma in prima persona con la conseguenza di creare malumori e disaffezione in tutto il settore. Da tempo vado dicendo che dobbiamo trovarci tutti quanti dalla stessa parte. Gli interessi sono comuni. Invece parliamo di controparti come in una trattativa sindacale».
Ma deve dare atto all’Aams di aver riorganizzato il comparto dei giochi che prima navigava a vista...
«Non sarò certo io a negare questa realtà. Di questo siamo grati all’Aams. Ma l’Aams deve ricordarsi di essere un ente di controllo e indirizzo, non può sostituirsi ai gestori che lavorano sul territorio e sanno, più di qualsiasi altro soggetto, cosa vogliono i clienti. A questo riguardo va rivista l’anomalia tutta italiana del Lotto che detiene il 52% del mercato e cannibalizza gli altri giochi. Qualcuno mi deve poi spiegare tutta questa voglia di aprire la rete agli stranieri, soprattutto a quelli che finora non hanno pagato pedaggi di alcun tipo e hanno promosso una concorrenza selvaggia nei confronti di chi è sempre stato dentro le leggi. Ma se la mia società si recasse in Germania o in Inghilterra, come sarebbe accolta? A braccia aperte o in modo più brusco? A parte il senatore Pedrizzi, chi s’è posto questa domanda?».
A suo parere, quindi, il sistema italiano va difeso da qualsiasi ingerenza?
«Non voglio arrivare a questo. Mi lasci dire però che il nostro sistema funziona benissimo, è forse il migliore del mondo, non ha niente da invidiare al modello inglese che solo recentemente ha scoperto la tecnologia telematica. I principi dell’Unione Europea non sono saldi come un tempo. E all’estero ciascuno difende i propri interessi, a cominciare dagli Stati americani che stanno innalzando barricate contro l’assalto del gioco telematico privo di scrupoli e di garanzie.

Da noi, invece, c’è gente che ne ha fatto una crociata».

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