Passera rassicura: «In Intesa Sanpaolo resto ancora a lungo»

nostro inviato a Cernobbio

Corrado Passera resta a Intesa Sanpaolo. Lo dice lui stesso a Cernobbio, durante il Workshop Ambrosetti, ai cronisti che lo circondano per avere una risposta alle indiscrezioni che lo vedrebbero in uscita dal vertice della banca. Resterà ancora a lungo? «Sì», afferma Passera. Che a proposito della durata dice solo scherzosamente che «non so quanto tempo mi darà la vita». Il fatto rilevante, comunque, non è tanto la risposta, quanto la domanda: che a Passera, appena rinnovato dall’assemblea dei soci di Intesa per un altro triennio, venga chiesto se se ne vuole andare, è la prova che le ipotesi su una sua possibile discesa politica in campo, rimbalzate con forza nel parterre di Villa d’Este, hanno lasciato il segno. Alimentate anche dal polverone sollevato dagli articoli del Corriere sugli affari della famiglia Passera. E addirittura da indiscrezioni sul nome del suo possibile successore a Intesa, l’ex capo di Goldman Sachs in Italia, Claudio Costamagna.
Un nome che torna di moda con regolarità - era già stato fatto invano anche per le Generali - tutte le volte che si vuole evocare un manager vicino all’ex premier Romano Prodi e, dunque, al suo amico Gianni Bazoli, presidente di Intesa. Il sapore è quello di un ballon d’essai, ma certo voci di questo tipo non sono mai gradite ai grandi soci di una banca come Intesa. Che dopo pochi mesi dai rinnovi di primavera, si trova di nuovo a fare i conti con problemi di questo genere. Allora lo scontro era stato tra azionisti torinesi e milanesi, sulla conferma o meno di Enrico Salza alla presidenza del consiglio di gestione. Salza è poi stato sostituito da Andrea Beltratti. Mentre poco prima, sempre sulla scorta di analoghe baruffe, Passera aveva dovuto sostituire un fedelissimo come Francesco Micheli dalla guida della Banca dei Territori (ossia il retail) e della direzione generale con Marco Morelli.
Forse anche per questi motivi Passera è venuto a Cernobbio in compagnia di Gaetano Micciché, il direttore generale vicario del gruppo e capo del corporate, come a sottolineare la compattezza del vertice. Insomma, anche per dare un segnale.
Di sicuro Passera è impegnato, in questi giorni, in vari appuntamenti aziendali: giovedì scorso l’incontro con i 1.600 dirigenti del gruppo, mentre è in corso il road show sulla semestrale che lo ha già visto a Londra e lo aspetta nelle prossime ore agli incontri con gli analisti di Parigi e New York. Sullo sfondo il lavoro al nuovo piano industriale, che verrà presentato nei primi mesi del 2011.
In ogni caso la stagione finanziaria 2010-2011 inizia in questo modo irrituale, in cui Passera è in buona compagnia: anche l’altro grande banchiere nazionale, il capo di Unicredit Alessandro Profumo, è finito nel mirino per la gestione degli investimenti libici nel capitale del gruppo.

Se la sono presa un po’ tutti: da Bankitalia, alle Fondazioni socie, al presidente Dieter Rampl, dato come il più seccato di tutti. Mercoledì c’è un cda. Ma che i due capi azienda delle maggiori banche italiane, in questa fase delicata di ripresa economica, siano dati entrambi in uscita, deve far riflettere.

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