Un pasticcio Speciale. Per la Corte dei conti resta ancora in carica

Mancano le motivazioni nel decreto che nomina D’Arrigo. Bondi: "Forzatura voler insediare mercoledì il nuovo comandante"

Un pasticcio Speciale. Per la Corte dei conti resta ancora in carica

Roma - Roberto Speciale, per la prima volta in borghese davanti alle «sue» Fiamme gialle, gira per gli uffici del Comando generale di viale XXI aprile per salutare tutti. Cosimo D’Arrigo si prepara alla cerimonia del suo insediamento come nuovo comandante della Guardia di finanza, già fissata per mercoledì prossimo. Si fa sapere che non ci sarà un passaggio di consegne fra i due generali ma il ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa «benedirà» il solenne evento.
C’è un piccolo particolare: finora, la Corte dei conti non ha registrato il decreto del primo giugno, che licenzia Speciale, destinandolo proprio alla Corte dei conti dove lui ha rifiutato di andare, e nomina D’Arrigo al suo posto. Il provvedimento, fino a quel momento, non ha efficacia, anche se poi sarà retroattivo e sembra che la magistratura contabile in queste ore stia annaspando per cercare di mettere le toppe al testo del governo, che non sarebbe conforme al dovuto.
Le indiscrezioni dicono che fino a questo momento la Corte dei conti non ha messo per iscritto le sue osservazioni solo perché si è fatto capire che potevano essere «strumentalizzate» nell’infuocato dibattito di mercoledì nell’aula del Senato, quello dove il governo rischiava di andare sotto. «Per rispetto», si è preso tempo. Nulla di ufficiale, ma è trapelato anche di una telefonata e di una lettera del premier Romano Prodi al presidente della Corte dei conti, Tullio Lazzaro, e di contatti informali tra Palazzo Chigi e l’organismo che ha sede a Viale Mazzini, per un « chiarimento».
Il decreto approvato dal Consiglio dei ministri il primo giugno e firmato lo stesso giorno dal presidente della Repubblica è stato trasmesso il 4 alla Corte dei conti per il controllo e la registrazione. Ma da allora c’è stata una battuta d’arresto per motivi d’opportunità politica. Lunedì, a quanto sembra, è fissata una riunione alla Corte sulla questione. Il consigliere Claudio Iafolla, incaricato della verifica degli atti del ministero dell’Economia, cui è stata affidata l’istruttoria, formalizzerà allora le sue osservazioni, che riguarderebbero soprattutto la mancanza di motivazione per la rimozione di Speciale. Iafolla può agire solo se si procede alla registrazione dell’atto, ma se come sembra ha dei rilievi da fare che non la permettono, dovrà essere collegialmente la Sezione di controllo a decidere il da farsi. E al governo potrebbe essere chiesto di correggere il decreto con una nota aggiuntiva che contenga la motivazione mancante, o di ritirarlo e sostituirlo con un nuovo Dpr. Che dovrebbe ritornare al Cdm e al Quirinale.
Lo stesso Lazzaro precisa che il lavoro è affidato a un «apposito ufficio», ma potrebbe passare in caso di «necessità, all’organo collegiale della Corte». E avvisa che la pronuncia della Corte dei conti con il sigillo di legittimità all’atto del governo arriverà alla fine di un’«istruttoria complessa», per valutare le ragioni della destituzione di Speciale. Dunque, «non è prevedibile» il termine del lavoro dei giudici contabili, che hanno 60 giorni di tempo. Il presidente non si pronuncia sull’incompletezza del decreto. Solo «illazioni», commenta. Ma aggiunge: «Ogni provvedimento amministrativo è sempre motivato».
Tutto sembra in alto mare, con lo scenario kafkiano di due comandanti generali della Guardia di finanza in circolazione. Commenta il coordinatore di Fi Sandro Bondi: «Questa forzatura istituzionale di celebrare l’insediamento del nuovo comandante generale della Guardia di finanza prima ancora della chiusura dell’istruttoria della Corte dei conti, è una cosa da dittatura sudamericana». Stesso concetto espresso dall’azzurro Renato Schifani: «Continuano le anomalie e le forzature». E Alfredo Mantovano di An aggiunge: «Come fa D’Arrigo a insediarsi se manca la registrazione della Corte dei conti che è presupposto perché sia valida la sua nomina?».


E c’è un altro giallo: si diffonde la notizia che abbia lasciato la Guardia di finanza il maggiore Giovanni Cosentino, aiutante di campo di Speciale. Mercoledì Padoa-Schioppa in Senato lo ha citato, accusando il generale di scegliersi aiutanti «inadeguati» al ruolo. Altre fonti, però, smentiscono le sue dimissioni.

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