Pato fuori per un mese, Galliani apre l'inchiesta

Scoperta la lesione di primo grado al bicipite femorale della coscia destra. Il club difende il brasiliano e lo staff sanitario: «Non è un malato immaginario, finora curato bene»

Pato non è un malato immaginario. É stato sanissimo per due anni solari, puntualmente utilizzato dai due allenatori che lo hanno addestrato, Ancelotti e Leonardo. Se si è fermato, dopo meno di 14 minuti, col Napoli non è per il panico che lo ha catturato alla prima fitta avvertita. «Ancora, ancora» ha dettato, a caldo, l’interessato al dottor Manara che lo interrogava con lo sguardo. Ha avuto ragione lui, Pato. Chi ha dubitato, gli chieda scusa, noi compresi sfiorati dal sospetto che il giovanotto avesse una soglia molto bassa del dolore e che fosse inseguito da una sindrome psicologica. Gli esami clinici effettuati ieri mattina hanno infatti denunciato «la lesione muscolare di primo grado al bicipite femorale della coscia destra ed interessa la giunzione tendinea». É la terza recidiva da gennaio 2010 in avanti, quando è cominciato il calvario di Pato. Il primo acciacco il 5 gennaio, prima di sfidare il Genoa la sera della Befana, il secondo con l’Atalanta quando si blocca in corsa e deve così rinunciare alla doppia sfida col Manchester, il terzo col Napoli. Stessa gamba, stesso muscolo, diversa solo l’area che non esclude la recidiva poichè è la zona muscolare, ferita, che tende a cedere e quindi a provocare la ricaduta. I tempi di recupero non sono stretti. Venti giorni la prognosi tradizionale: in questo caso, per armarsi di maggiore prudenza, ce ne vorranno trenta. Tradotto: un mese fuori, prima di rientrare. Se va bene Pato rimetterà piede sul prato di San Siro per le ultime quattro sfide del torneo. «Ho visto due allenamenti, mercoledì e sabato: Pato è riuscito a scattare n volte senza accusare alcun fastidio» la testimonianza diretta del dirigente rossonero che ieri mattina ha convocato un summit sull’argomento. Un solo infortunio (distorsione alla caviglia) nei primi due anni di Milanello, 36 convocazioni su 38 partite, e nel primo semestre del torneo attuale 16 su 16 le sue disponibilità. La conclusione? Il passa-parola attraverso l’ufficio stampa per rendere pubblico il colpo al cerchio («Pato non è un malato immaginario») e uno alla botte («lo staff medico lo ha curato bene per 2 anni») prima del quesito che ha bisogno di una risposta esauriente: «Cosa è successo a Pato da gennaio in avanti? Dobbiamo capirlo». E nel frattempo tutti con la bocca cucita: preparatori e medici, in fuga da ogni responsabilità dell’accaduto. Già perchè poi bisognerebbe anche identificare la fonte che ha messo in circuito la teoria del “malato immaginario“, circolata a Milanello e sabato scorso riferita anche a Leonardo per un commento.

In attesa della relazione tecnica affidata allo staff sanitario, il Milan ha preso nota dell’ultima perdita secca del gruppo, già segnato dagli infortuni pesanti toccati a Nesta, a Beckham, a Bonera, tutti titolari con Pato in questa rincorsa mitigata dalla notizia del recupero di Ambrosini e di Borriello. Deve avergli fatto da medicamento miracolo il gol di Inzaghi al Napoli.

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