Milano - Con Pato si rischia grosso. Anzi con Pato si rischia la figuraccia. Perciò è il caso di arginare la vis polemica e di dar retta a qualche saggio conoscitore di calcio che si aggira dalle parti di Milanello o di Torino. «Io so già chi vincerà il prossimo Pallone d’oro» raccontò un giorno divertito Carlo Ancelotti e non ci fu bisogno della fattucchiera per decifrare il riferimento. «Tra di noi c’è un extra-terrestre» la profezia di Claudio Ranieri che non è proprio alle prime armi, deve averne incrociati lungo la sua carriera, di modesto calciatore e poi di allenatore internazionale, per non cadere in clamoroso equivoco. Con Pato si rischia grosso, è vero. E il riferimento riguarda in specie quei critici di casa nostra o quei finti opinionisti che sotto sotto fanno il tifo contro i quali cambiano idea a seconda del tabellino. Se Pato segna, pronte le iperboli. Se Pato fa cilecca, pronta la stroncatura. Patetici. Con Pato si rischia la figuraccia fin dai giorni in cui venne rappresentato come un papero costoso, troppo costoso, 22 milioni di euro. E nessuno riuscì a riflettere sul fatto che se Real Madrid e Chelsea, Inter e Milan si dedicano a un promettente attaccante di18 anni, dev’esserci più di un buon motivo. Pato non è un campioncino qualunque. Il primo a intuirlo fu proprio Roberto Mancini il quale spedì in Brasile un suo osservatore personale per ottenere notizie attendibili. E appena un suo caro amico, di mestiere opinionista, firmò giudizi irriverenti su Pato in tv, lo chiamò al telefono e l’avvertì. «Guarda che prendi un abbaglio, Pato è un campione» garantì.
Con Pato si rischia la figuraccia specie da parte di chi dovesse credere che un ragazzo di 18 anni, con la faccia da bimbo, la dinamite nei piedi e il turbo nelle gambe, Pato insomma, può lasciarsi condizionare da un paio di banali errori. Capitano, nel calcio. Naturalmente. Anche Van Basten sbavò davanti al portiere. La differenza tra lui e qualche altro pretendente al trono fu un’altra: subito dopo l’errore Marco l’olandese volante fu capace di rimediare alla grande. Il pretendente al trono no.
Ecco una qualità di Pato: sbava davanti al portiere del Genoa una palletta facile facile, facendo la spaccata dopo il tiro di Kakà deviato da un difensore. E invece di deprimersi, di fare la faccia della retrocessione come sarebbe accaduto a Gilardino, per esempio, il Paperino del Milan sbuca dall’intervallo come reduce da una gita scolastica. E si rimette a prendere la mira come sanno fare solo gli esponenti di una famiglia speciale di calciatori, quelli tipo Maradona per capirsi, i fuoriclasse insomma. «Ho sbagliato gol incredibili, i miei compagni mi hanno raccomandato di stare tranquillo» racconta alla fine il ragazzo brasiliano che sembra uno del Milan da sempre. Entra e tira un paio di sassate, una di destro e l’altra di sinistro, su cui Rubinho fa ancora bella figura prima di far centro di testa. E quando finalmente le maglie del Genoa si allargano ed è possibile scavare degli spazi in velocità, a quel punto Pato condanna il Genoa alla sconfitta e spinge il Milan verso il secondo successo consecutivo nelle sfide domestiche targate 2008. Un tempo, nel secondo semestre del 2007, furono il tormento di Ancelotti, adesso sembrano il trampolino di lancio da cui volare verso l’improbabile quarto posto. Con Pato passa la paura. Tre gol in 4 presenze sono un bottino da superdotato.
Pensate se avesse fatto centro tutte le altre volte. Di chi staremmo parlando adesso? Mercoledì a Reggio Calabria tocca a lui riposare: mai dimenticarsi che ha solo 18 anni. E pensi a Ibrahimovic: quattro anni fa, quando sbarcò a Torino era già così forte?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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