La Patria del diritto e rovescio

Problema da prima pagina del Corsera? Paolo Persichetti, condannato per l’omicidio del generale Licio Giorgieri. Contendiamo a Russia, Ucraina e Turchia il primato per le violazioni ai diritti umani, vulnerati dal nostro sistema giudiziario, implacabile con gli innocenti, carezzevole con i birbanti. Un quarto di stupri, omicidi, violenze originano da clandestini, che entro cinque anni saranno cittadini italiani, come decise il ministro Amato. Siamo il paese con più polizia al mondo rispetto alla quantità di cittadini e, ancor più, rispetto all’estensione del territorio. Nessuno sa quanto costi tale apparato, ma certo serve soprattutto a: 1) recuperare clandestini in mare; 2) vegliarli in maniera (stavolta sì) da non violare i diritti umani; 3) scortare pentiti e confidenti; 4) scortare i signori del Palazzo che garantiscono i punti 1, 2 e 3.
Il signor Qualunque incappa nel clandestino che lo rapina? Peggio per lui, non è affare di magistrature e polizie per le quali lo tassano. Gli rapiscono un bambino? Sarà indagato lui, non gli zingari che commerciano carne da biberon. Ci trastulliamo con l’indulto a migliaia di delinquenti.
Siamo il paese dove una dozzina di terroristi rossi (su duemila) scontano in galera la pena. Qual è il problema da prima pagina del Corsera? Paolo Persichetti, condannato per l’assassinio del generale Licio Giorgieri nel 1987. È finito in galera con comodo nell’agosto del 2002, dopo quindici anni, col copione consueto, alla Toni Negri, della latitanza dorata e indisturbata a Parigi. Poi arrivò quel canchero del ministro Pisanu e il gaudente parigino fini in galera, povera anima, come accade agli assassini nei paesi civili, ma ora esige i permessi premio dopo quattro anni, come accade solo da noi. Il giudice di sorveglianza s’oppone (c’è un magistrato persino in Italia!), poiché l’assassino aizza ancora contro lo Stato del quale esige il premio. Mentre l’Associazione nazionale magistrati gioca con paletta e secchiello, titolo a quattro colonne del Corsera per: 1) esecrare e additare con nome e cognome il coraggioso magistrato, grazie al quale il killer «non potrà uscire di galera neanche per un giorno» (povero lui o povero Giorgieri?!); 2) ricordare che l’assassino ha scritto un libro con prefazione di Erri De Luca; 3) dare risalto al vaticinio dell’omicida: «Il rischio di pericolosità sociale è tutto ideologico. Allora riguarderebbe anche Liberazione, che pubblica i miei articoli».

Già, dopo tutto quest’idea non è male.

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