Patti Smith e la Pfm, ricordo di De André

Un programma emozionante e bello all’insegna dell’improvvisazione

Franco Fayenz

Domani alle 11, al Teatro Manzoni, Aperitivo in Concerto propone il penultimo appuntamento della sua stagione: arriva il pianista e compositore Steve Kuhn in trio con Eddie Gomez contrabbasso e Billy Drummond batteria. L’ultimo concerto è previsto per lunedì 13 marzo alle 21 nello stesso teatro, con la partecipazione del celebre gruppo Shakti del chitarrista John McLaughlin.
Sarà una chiusura di grande spessore, rievocativa e nello stesso tempo attualissima. Ma intanto, nessuno sottovaluti l’eccellente incontro con Steve Kuhn, che è di certo un avvenimento per intenditori, ma merita di essere apprezzato soprattutto da chi intenditore non è: l’impresa non è affatto difficile. Kuhn, 67 anni, è nato a New York. Per chi riveli fin dalla prima infanzia una chiara disposizione per la musica, trovarsi già nella Grande Mela, cioè in una capitale mondiale dei suoni organizzati, nella quale tanti musicisti finiscono prima o poi per trasferirsi, è un sicuro vantaggio. I
nfatti Kuhn comincia a studiare il pianoforte classico a cinque anni, pratica il jazz quando è ancora adolescente, si laurea ad Harvard, si perfeziona nella scuola di jazz di Lenox, a 21 anni lavora con Kenny Dorham e a 22, molto brevemente, è al fianco di John Coltrane ma senza partecipare a registrazioni.
Tuttavia, gli straordinari ricercatori giapponesi hanno pubblicato di recente una preziosa chicca discografica finora inedita. Si tratta di una seduta d’incisione del 29 novembre 1960 a New York, tenuta negli studi di Peter Ind, in cui Kuhn suona in trio con Scott LaFaro contrabbasso e Pete LaRoca batteria. Ascoltare a lungo il giovane pianista significa apprezzare un virtuoso colto e di suono bello, perfetto nel tocco e nel fraseggio, jazzista per scelta.
Procedendo nel tempo, Kuhn si inserisce nell’aurea tradizione dei pianisti che prediligono il trio con il contrabbasso e la batteria, cioè Ahmad Jamal, Red Garland e Bill Evans. L’ordine non è casuale: Garland, scomparso nel 1984, è il più anziano ma il trio jazz è stato impostato da Jamal.
Non è un caso che il contrabbassista di Kuhn sia oggi Eddie Gomez: l’illustre solista portoricano collaborò con Bill Evans dal 1966 al 1977 imparando l’arte dell’interplay, cioè dei tre strumenti come fonti d’emissione di suoni di pari importanza.

La critica lo definisce erede di Scott LaFaro - che morì in un incidente nel 1961 nel culmine della sua collaborazione con Evans - e continuatore, in quanto tale, del contrabbasso melodico brillante e virtuoso. Il trio di Kuhn è completato da Billy Drummond, batterista assai quotato in campo internazionale e molto richiesto.

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