Il patto tra gli ex An del Nord: «Noi sempre nel Pdl, Fini si fermi»

RomaLa svolta di Fini: niente gruppi autonomi, minacciati nel faccia a faccia con Berlusconi, ma la nascita di una corrente minoritaria. Molti ex An tremano: «Fini si fermi e isoli i falchi». Alemanno media: «Nessuna scissione». La Russa si schiera: «Io resto nel Pdl». E Bocchino fa retromarcia: «Il futuro di Fini? All’interno del Pdl come presidente della Camera». Certo, dice, «non bisogna nascondere i problemi sotto il tappeto e occorre mettere all’ordine del giorno il ruolo del cofondatore rafforzandone la figura politica ma dobbiamo cercare di evitare la spaccatura». Parole ben più caute rispetto alle ringhiate dei giorni scorsi. Sebbene Bocchino ripeta che «ci saranno molte persone accanto a Fini», il pallottoliere consiglia toni ben più moderati.
Mentre il presidente della Camera lima il suo discorso in vista della direzione nazionale del Pdl in programma giovedì prossimo, le fibrillazioni continuano. La maggior parte degli ex aennini lavora giorno e notte per scongiurare uno strappo che «non conviene a nessuno. L’ho già detto e lo ribadirò a Gianfranco domani, nell’incontro che avrà con molti parlamentari a lui vicini», assicura il deputato campano Amedeo Laboccetta, inserito nella schiera dei finiani, ma «colomba». Pompiere pure lui, oggi, durante il summit promosso da Fini a Montecitorio per tastare il polso dei suoi. Una riunione che sa di conta e che lo stesso Laboccetta scongiura: «Dirò che indietro non si torna e sarebbe miope fare come nel ’76 quando nel Msi si consumò la scissione di Democrazia Nazionale. Scelta sciagurata, quella. La vogliamo ripercorrere? Follia».
Di fatto, tuttavia, qualche falco all’interno dei finiani c’è. E Laboccetta cerca di mettere un po’ di piombo sulle ali: «Ricordo che Fini mandò del Valium al vostro direttore Feltri. Forse è il caso che ne mandi un po’ anche a Bocchino e Urso. Io ho sempre lavorato e lavoro per l’unità del partito perché i nostri elettori ci vogliono uniti e non protagonisti di gazzarre come quella consumata l’altra sera in tv. Ho persino telefonato a Lupi per esprimergli la mia solidarietà».
Ma non tutti la pensano così. Il finiano di ferro Carmelo Briguglio, per esempio, non si scandalizza all’idea di un vero e proprio divorzio: «Non ci auguriamo una ricomposizione ipocrita e destinata a liquefarsi nel giro di qualche mese o poche settimane - scrive sul sito di Generazione Italia -. E può anche darsi che gli italiani rifiutino il tentativo di costruire un bipolarismo ordinato intorno a due partiti grandi, forse troppo grandi in cui, nonostante molti valori comuni, ci sono storie politiche e anche personali diverse, sensibilità e vocazioni non omogenee, che non riescono ad amalgamarsi in una nuova identità. Sarebbe un dramma? Noi crediamo di no». Parole come pietre.
Uscita dal Pdl, quindi? Costituzione di una minoranza interna? Ipotesi che non piacciono per nulla al coordinatore Ignazio La Russa che si schiera: «Mantengo con Fini un rapporto di lealtà e amicizia - dice -. Ma rompere il Pdl sarebbe un vantaggio per l’opposizione e la Lega. Se anche Fini dovesse uscire dal partito, io resto». Una linea, questa, sottoscritta ieri da 18 ex parlamentari di An del Nord Ovest, su un totale di 22, che hanno firmato a Milano un documento in cui si impegnano a «restare nel partito» accada quel che accada. Assenti quattro finiani: il ministro Andrea Ronchi e i parlamentari Mirko Tremaglia, Giuseppe Valditara e Giuseppe Menardi.
Insomma, si parla ancora di conta. E il super-finiano Fabio Granata non ne fa mistero: «I numeri si vedranno domani (oggi, ndr). La situazione non si è ancora ricucita ma non è compromessa» dice, suscitando il sarcasmo di un ex aennino: «La conta si fa con le pecore». Massimo Corsaro, antico missino lombardo presente alla riunione milanese con La Russa, invece, contesta pure le critiche prettamente politiche di Fini: «Lamenta l’eccessivo schiacciamento del partito sulla Lega? Ma non capisce che è stato proprio il suo continuo sminuire l’emergenza immigrazione che qui al Nord ha regalato un sacco di voti al Carroccio?».

E mentre il sindaco di Roma Gianni Alemanno, continua a mediare e giura che «La scissione è un tema tramontato», Corsaro è più pessimista sulla possibilità di una riappacificazione: «Io me lo auguro con tutto il cuore ma non so, giovedì, come Fini riuscirà a uscire dall’empasse in cui s’è cacciato».

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