
Scongiurare il blocco dei diesel Euro 5 che dovrebbe partire il primo ottobre in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. I governatori di centrodestra delle prime tre regioni - Attilio Fontana, Luca Zaia e Alberto Cirio - hanno firmato ieri una nota congiunta che appoggia in pieno il tentativo del vicepremier e ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini di fermare i divieti che scatterebbero nei Comuni con oltre 30mila abitanti. Salvini intende inserire nella legge di conversione del Decreto Infrastrutture un emendamento per evitare il blocco dei veicoli che rientrano nelle categorie colpite da un provvedimento restrittivo imposto dalla Commissione europea. II testo dell'emendamento, a firma Lega, punta «a posticipare tutto di un anno, al 31 ottobre 2026, con possibilità per le Regioni interessate di anticipare o ritardare ulteriormente lo stop».
L'obiettivo, fa sapere il partito, «è duplice, da una parte tutelare le famiglie che rischiano di restare senza macchina, dall'altra rispettare l'autonomia delle Regioni. Un eventuale ritardo del blocco», aggiunge il testo, «dovrà essere accompagnato da misure compensative di tutela dell'ambiente, come efficientamento energetico degli edifici e incremento del verde pubblico». É «apprezzabile - sottolineano i governatori - che dal governo giunga una proposta che, procedendo nella direzione che come presidenti di Regione condividiamo e sosteniamo da tempo, intende farsi carico di una situazione che impatterebbe sulla vita di milioni di cittadini». Il deputato lombardo della Lega Fabrizio Cecchetti esprime «pieno sostegno. In un momento di difficoltà economica non possiamo permetterci misure ideologici che penalizzano chi utilizza l'auto per lavorare e muoversi. Non tutti possono permettersi il cambio». Il capogruppo di FdI alla Camera Fabio Raimondi presenta un testo che chiede «una moratoria di 2 anni».
Lancia l'allarme sugli effetti del blocco in Lombardia il presidente di Federcarrozzieri, Davide Galli. Lo stop da ottobre «causerà un effetto tsunami sul mercato dell'automotive, con enormi rincari». Se non arriva uno stop rischiano di diventare «fuorilegge» circa 484mila veicoli in Lombardia, «non auto datate o obsolete - sottolinea Galli - ma immatricolate tra il 2009 e 2015, anno in cui si passò allo standard Euro 6». Secondo l'associazione si rischia una «situazione di caos, la maggiore domanda di vetture a norma farà schizzare alle stelle i prezzi dell'usato e anche i listini del nuovo subiranno ritocchi al rialzo presso i concessionari». Fa presente che per effetto dei rincari legati a caro energia e guerra in Ucraina il prezzo medio di un'auto in Italia è già passato dai 21mila euro del 2019 ai 29.300 del 2024 (+39,5%). Chiede che Regione «riconosca incentivi e sussidi a chi passa a un'auto ecologica».
In compenso, proprio ieri Regione ha messo in campo oltre 60 milioni di euro per migliorare l'accessibilità alle stazioni ferroviarie, riqualificando e ridisegnando le aree circostanti cosi da trasformare gli scali «in veri e propri hub intermodali di mobilita pubblica». Le risorse finanziano gli interventi legati al bando regionale «Multimodale urbano» proposti dai Comuni di Mantova, Rho, Sesto San Giovanni, Lecco, Cremona, Verdellino e Treviglio nella bergamasca e Bergamo.
Il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Marco Bestetti sottolinea l'assenza di Milano: «Mentre Pd e sinistra sono impegnati a colpire gli automobilisti con divieti e sanzioni sempre più assurde, il Comune di Milano si fa sfuggire anche le occasioni concrete per potenziare i mezzi di trasporto alternativi. È incredibile che l'amministrazione tanto attenta a fare propaganda green non abbia colto l'opportunità offerta da Regione con un piano da oltre 60 milioni di euro per sviluppare una mobilità davvero sostenibile».