Napoli - Un boato improvviso e la nuvola di fumo. Attorno urla e scene di panico. Sono le 16.30 quando in via Portacarrese a Montecalvario, nei popolari Quartieri Spagnoli, crolla l’ala di un vecchio edificio di cinque piani, disabitato dal dopo terremoto dell’80. Le macerie, in quel dedalo di vicoli stretti, arrivano fino al primo piano dell’edificio di fronte e si teme che sotto possa esserci rimasto qualcuno. Sebbene i primi rilievi abbiano escluso la presenza di vittime, soltanto le operazioni di scavo, che andranno avanti per tutta la notte, fugano ogni dubbio sul fatto che non ci siano morti o feriti sotto le macerie. Si temeva in particolare per quegli operai, sembra degli extracomunitari, che da settimane stanno svolgendo lavori di ristrutturazione non autorizzati in un’ala adiacente a quella del palazzo caduto.
Un’abitazione al pian terreno del palazzo di fronte rimane bloccata dalle macerie: la famiglia di filippini che vi abita per fortuna non è in casa. L’area viene fatta evacuare e tra mille difficoltà sul posto arrivano i mezzi di soccorso. A rallentare gli aiuti anche le auto in sosta per far spostare le quali parte la caccia al proprietario. La vicina via Toledo viene sgomberata per consentire l’arrivo dei mezzi. Con loro arriva anche una folla di curiosi che scappa precipitosamente quando un altro blocco del palazzo viene giù un’ora dopo scatenando il panico e qualche malore per lo spavento. Proprio il pericolo di nuovi crolli, oltre ai continui cedimenti di detriti, rende più difficile il lavoro dei vigili che prima di scavare devono mettere in sicurezza l’area cercando di prevenire nuovi crolli che metterebbero a rischio l’incolumità di chi lavora.
Ecco perchè i primi rilievi sulle macerie sono stati realizzati utilizzando termocamere a raggio laser in grado di percepire anche a distanza la presenza del calore umano. L’edificio crollato era stato abbandonato dopo il terremoto del 1980 ed era puntellato al’interno ma non all’esterno. Proprio come altri palazzi fatiscenti presenti in quella zona: abbastanza perchè tra i residenti scoppi la polemica. Una donna di colore piange "perché - spiega - in quel palazzo andavano a giocare i bambini. Nei Quartieri, purtroppo, non ci sono altre possibilità di svago per loro". Un’altra donna urla: "Le istituzioni non ci assistono perchè per loro siamo munnezza. È da 28 anni che il palazzo era in queste condizioni e il Comune non ha mai fatto niente. A Napoli le cose devono prima succedere per porre rimedio".
In una nota la replica del Comune: "La vicenda del fabbricato crollato - si evidenzia - è stata attentamente seguita. Infatti, fin dal 18 aprile del 2007 gli allora 12 proprietari erano stati formalmente diffidati a eliminare il pericolo e a chiudere con mattoni e cemento gli ingressi.
L’edificio è stato poi rilevato da un successivo proprietario, risultato finora irreperibile, il quale stava eseguendo dei lavori senza aver richiesto e ottenuto dalla municipalità la prescritta Dia". Il comune ha annunciato un esposto: un’inchiesta chiarirà le eventuali responsabilità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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