Pausini, Elisa, Giorgia: "Siamo le all star della beneficenza"

Laura: "Ho chiesto alla Mannoia: cosa possiamo fare? Così è nato il concerto". La Nannini: "Sono andata a vedere i luoghi del terremoto e lì è nata Donna d'Onna". Domani a Roma cantano gli uomini

Pausini, Elisa, Giorgia: "Siamo le all star della beneficenza"

Roma - «Vogliamo che la gente dica: porca miseria, dovevo andarci anch’io!». E giù una colossale risata. Per capire fino in fondo quanto la cosa stia entusiasmando Laura Pausini, bisognava vederla ieri, ospite di Matrix, saltare sulla sedia accanto a Gianna Nannini, dare calorose pacche sulle spalle di Giorgia, scherzare maliziosa con Elisa. Il progetto di «Amiche per l’Abruzzo» - il concerto, a suo modo storico, che domenica riunirà cento cantanti donne davanti ai 50mila di San Siro, e a 38 milioni di radioascoltatori, per ricostruire scuole e case terremotate - l’ha ideato, voluto e realizzato soprattutto lei. «E ora che finalmente è una realtà, Madonna!, Non mi par vero!», gongolava davanti a uno stupito Alessio Vinci.

Il megaconcerto di San Siro chiuderà la due giorni di beneficenza per l’Abruzzo sull’asse Roma-Milano che si aprirà domani sera col concerto tutto al maschile della capitale (cui parteciperanno, fra i tanti, Renato Zero, Claudio Baglioni, Pino Daniele e, unica donna, ancora la Mannoia) convince ancor più della bontà dell’iniziativa le nostre cantanti.

È la prima volta che cinque grandi interpreti italiane - Pausini, Nannini, Mannoia, Giorgia, Elisa - si riuniscono con cento colleghe: 44 in scena, le altre in persona o in video. È la prima volta che tante star di generazioni e stili così disparati - dalla Bertè alla Grandi, dalla Oxa alla Consoli, dalla Rei alla Ferrero - duettano assieme sullo stesso palco. È la prima volta che un simile evento, per volontà della stessa Pausini, «non viene trasmesso in tv, ma affidato alle radio». «E tutto questo - esclama Laura - alla faccia di chi riteneva impossibile mettere tante donne tutte insieme; di chi ci voleva per forza l’una contro l’altra. Certo: è stata un’impresa. Ma quando mi metto in testa una cosa, io non ho pace finché non riesco a realizzarla». «Stavolta abbiamo cancellato ogni accenno di primadonnismo - taglia corto la Nannini - e creato fra noi un vero gioco di squadra». Possibile? Fra tante star in rosa neppure una rivalità, un’invidietta, un capriccetto? «Figurarsi. Abbiamo tutte le tette, no?», ride ruspante Laura. «Già. Chi più chi meno...», aggiunge Giorgia. «Non ci siamo neppure interessate a controllare com’erano i nostri camerini. Stavolta non cantiamo per promuovere un disco. Ma per dimostrarci sorelle d’Italia, come ci hanno chiamato. Sorelle fra noi, e con i nostri fratelli d’Abruzzo». «Anche perché non ci limiteremo a cantare una canzone a testa e via - fa notare Giorgia -. Ma due o tre singolarmente, e infinite altre in duetti, terzetti, quartetti». Cioè i momenti più attesi dell’insolito mega-show: frai i più inediti - e segretissimi - l’apertura con una band costituita da Paola Turci alla chitarra, Marina Rei alla batteria, Carmen Consoli al basso e Nada al canto; quindi Pausini, Mannoia, Consoli e Giorgia assieme in Quello che le donne non dicono, infine la gran chiusura con tutte le quarantaquattro star unite per Il mio canto libero, scelto appositamente, mediante voto, dai radioascoltatori. «Ma il momento per me più emozionante sarà quando canteremo per la prima volta una mia canzone inedita: Donna d’Onna - confessa la Nannini -. L’ho composta sull’onda dell’emozione, proprio al ritorno da un mio viaggio nelle zone terremotate. E abbiamo voluto tenerla segreta fino a domenica, proprio per offrirla tutte insieme a quelle popolazioni». Ancora la Pausini: «Quando c’è stato il terremoto ho telefonato a Fiorella. Che cosa possiamo fare? - le ho chiesto - Mi sento impotente. Ed è così che è nata l’idea».

Che ora potrebbe ripetersi, allargandosi ad un respiro internazionale: «Molte cantanti straniere mi hanno telefonato chiedendo di partecipare al nostro concerto - rivela Laura -. Stavolta non abbiamo potuto accontentarle. Ma nulla vieta che in futuro si possa ripetere l’esperienza con loro, e sempre con finalità umanitarie».

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