«La pazienza anarchica ha un limite Albertini lasci in pace i nostri morti»

La minaccia è dei compagni del circolo della Ghisolfa. Nuova lapide in piazza: «Pino è stato ucciso»

Sabrina Cottone

«E a un tratto Pinelli cascò». In Piazza Fontana risuona la ballata del 12 dicembre, colonna sonora di mille manifestazioni, mentre gli anarchici del Ponte della Ghisolfa scavano nel verde dell’aiuola e piantano la vecchia dedica in marmo al ferroviere «ucciso innocente». Così, ecco le due lapidi una accanto all’altra: a destra quella del Comune di Milano che rende omaggio a Giuseppe Pinelli «innocente morto tragicamente» e a pochi metri la controtarga «ucciso innocente», voluta da chi ancora oggi contesta l’innocenza del commissario Calabresi e dei poliziotti che il 15 dicembre del 1969 interrogavano l’uomo volato dalla finestra della questura.
La targa arrivata ieri in un furgone bianco era stata collocata lì nel 1972 ed era custodita dagli anarchici da quando, nel 2004, era stata sostituita da un’altra, identica, quella che è stata rimossa dal Comune sabato scorso. «Ci aspettiamo che venga tolta entro 48 ore, ma se Albertini la toglie la rimettiamo» dice Mauro Decortes, portavoce del Ponte della Ghisolfa. «Ne discuteremo nei prossimi giorni» non si sbilancia il vicesindaco, Riccardo De Corato. E gli anarchici di Carrara, presenti alla manifestazione, annunciano di essere pronti a farne venti. Partecipa anche la politica e parte subito la conta di presenti e assenti. In piazza mancano i Ds e la Margherita, mentre in prima fila si accalcano gli esponenti di Rifondazione comunista Augusto Rocchi e Giorgio Occhi, il portavoce del Leoncavallo, Daniele Farina e poi Basilio Rizzo, il verde Carlo Monguzzi, Milly Moratti, la coppia Dario Fo e Franca Rame. A titolo personale è presente il diessino Emanuele Fiano, che denuncia «una strategia della tensione elettorale». Dario Fo parla del suo «Morte accidentale di un anarchico», ma si concentra soprattutto sulla recita dell’attualità e sulla decisione di Ds e Margherita di non aderire all’iniziativa. «Mi viene in mente Dante e quelli che girano intorno e non si fermano mai, gli ignavi» dice Fo. E ancora, più esplicito: «C’è molta più gente di quanto mi aspettassi. Mi spiace molto che non ci sia tutta la sinistra. È un grosso errore sul piano politico e storico. Hanno paura di che cosa non so, è il moderatismo sciocco». Franca Rame duetta in sintonia: «Avrebbero dovuto avere il coraggio di essere presenti. È triste, ma hanno paura di disgustare un certo elettorato».
Volano accuse molto pesanti a Calabresi e alla polizia.

Pasquale Valitutti, presente nei locali della questura nel momento in cui Pinelli è morto, rilancia la sua versione dei fatti e la convinzione che «il compagno Pino» sia stato buttato giù: «Hanno fatto il busto all’assassino nel cortile della questura, gli hanno dato la medaglia, e tutti quelli che erano in quella stanza sono stati promossi».
È Valitutti a lanciare l’offensiva finale: «A Albertini dico: lasci in pace i nostri morti. Anche la pazienza degli anarchici ha un limite».

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